Un anziano di 82anni ha scoperto un difetto nella Costituzione del North Dakota, sufficiente a mettere in discussione la sua natura di Stato della quale si fregia dal lontano 1889.
PARADOSSO COSTITUZIONALE – Un po’ come se, fatte le debite proporzioni, oggi qualcuno cercasse di confutare per vie legali l’indipendenza del Lombardo-Veneto dall’Impero Austro-Ungarico, o la validità della Costituzione repubblicana. Ma il vero paradosso è che, a differenza di quanto avverrebbe in Italia, i politici americani hanno preso sul serio le osservazioni dell’82enne John Rolczynski, preparando una proposta di riforma costituzionale per risolvere il problema. In pratica la Costituzione del North Dakota non obbliga il governatore e gli altri funzionari esecutivi di alto livello a prestare giuramento al momento di entrare in carica. Rolczynski afferma che questa grave lacuna mette in conflitto la Costituzione dello Stato con quella federale degli Usa, annullando automaticamente la validità della prima. Come scrive il sito web del network Usa MSNBC, la scorsa primavera il senatore Tim Fargo ha introdotto un progetto di legge per modificare la Costituzione del North Dakota ed evitare che sia invalidata. Ora gli elettori dovranno approvare l’emendamento costituzionale nel novembre del prossimo anno. Come dichiarato da Rolczynski, che vive a Grand Forks, «sono felice di poter vedere corretta questa incongruenza. Perché i miei sforzi producessero degli effetti sono stati necessari 16 anni, dal 1995 a oggi». Ora infatti nel nuovo progetto di legge è stato introdotto il giuramento per tutte le cariche del North Dakota.
SECESSIONE DA WASHINGTON – Ma, come se non bastasse, nella Costituzione dello Stato ci sarebbe un secondo errore, e il puntiglioso Rolczynski si è subito messo al lavoro per correggere anche quello. I confini orientali del North Dakota sarebbero infatti citati in modo sbagliato. Nella Costituzione si parla del fiume Rosso, ma per 41 miglia tra Whapeton e il South Dakota il confine correrebbe lungo il fiume Bois De Sioux. Per ben 122 anni nessuno si era accorto delle incongruenze presenti nella Costituzione del North Dakota. Tutto è iniziato il 2 novembre 1889, quando il territorio del Dakota è stato diviso in due Stati differenti: uno settentrionale e uno meridionale. O almeno questo è quello che raccontano i libri di storia, perché in realtà dal punto di vista strettamente legale sembrerebbe che non sia così, e che il North Dakota non avesse i requisiti per entrare a far parte degli Stati Uniti. L’articolo 6 della Costituzione federale del resto lo dice esplicitamente: «Tutti i funzionari del governo, sia degli Stati Uniti sia dei diversi Stati, devono essere vincolati da un giuramento o dalla solenne promessa di difendere questa Costituzione». Il motto del North Dakota è «libertà e unione, ora e per sempre, uno e inseparabile». Come scrive però Michael Tennant sul New American, «con il governo federale sull’orlo della bancarotta, ci si potrebbe chiedere se gli abitanti del North Dakota non preferiscano evitare di modificare la loro Costituzione e vedere dissolto il loro Stato, nella speranza di liberarsi dai gravami di Washington».
I RISCHI PER LO STATO – Sfortunatamente, se gli emendamenti non dovessero essere approvati il North Dakota non diventerebbe indipendente dagli Stati Uniti, come sognano in molti, ma passerebbe sotto il diretto controllo del governo federale perdendo del tutto la sua autonomia. E quindi, sempre per il New American, sarebbe «una situazione ancora peggiore di quella attualmente esistente». Ma il giuramento dei funzionari governativi è davvero così indispensabile per salvare dalla scomparsa il North Dakota? Dopo tutto, per oltre cento anni è stato considerato uno Stato senza che nessuno sollevasse delle obiezioni. Rob Port, curatore del blog Say Anything, ritiene che in realtà la situazione non sia così grave: «Il North Dakota ha promulgato una Costituzione come Stato, ha organizzato un governo, e il Congresso ha ritenuto accettabile e ratificato l’ammissione del North Dakota nell’unione secondo l’articolo 4 della Costituzione federale. In altre parole, il North Dakota è uno Stato perché il Congresso lo ha dichiarato tale. Inoltre, anche se si può argomentare che la Costituzione dello Stato del North Dakota non rispetta tutte le indicazioni dell’Enabling Act (il documento federale che autorizza la creazione di nuovi Stati, Ndr), quest’ultimo è uno strumento del Congresso. Dal momento che il Congresso ha quindi espresso parere favorevole all’ammissione del North Dakota, e ha ritenuto valida la Costituzione del nuovo Stato, la questione è superata».
(Pietro Vernizzi)