Un visitatore di Gerusalemme ha inserito un assegno da 100mila dollari (circa 70mila euro) intestato al «Sacro Muro del Pianto» tra le sue crepe.

L’ASSEGNO NEL MURO – L’assegno è stato trovato la scorsa settimana da un 22enne che ha l’abitudine di recarsi al Muro del Pianto di Gerusalemme a notte fonda per cercare tra le note lasciate dai visitatori che desiderano che le loro preghiere siano esaudite. Un amico del giovane ha raccontato al giornale israeliano Hayom che non è la prima volta che il 22enne ha trovato del denaro tra le crepe del Muro. L’idea di cercare tra le note gli è venuta dopo che un biglietto lasciato da Barack Obama, quando non era ancora presidente degli Stati Uniti, è stato scoperto e reso pubblico nel luglio 2008 dal quotidiano israeliano Maariv. Una vicenda che aveva fatto molto discutere, e che era stata definita un “sacrilegio”. Il giornale Israel Hayom ha aggiunto che l’uomo, il quale non è stato identificato, si è nascosto per la paura di dover restituire l’assegno, che come gli ha spiegato un avvocato è rimborsabile. E secondo quanto dichiarato all’amico, conta di incassare la somma di denaro.



LA PROTESTA DEL RABBINO – La polizia starebbe indagando sul caso, pur avendo aperto un fascicolo anche sull’ipotesi che si tratti di una bufala diffusa ad arte. Non la pensa così però il rabbino del luogo santo, Shmuel Rabinovich, letteralmente indignato per il gesto del giovane di 22 anni. «Condanno qualsiasi tentativo di aprire le note. Si tratta di un atto blasfemo e di un affronto a questo “Muro sacro”», ha dichiarato. Nel frattempo il giovane però si è dileguato con l’assegno in tasca e ha dato incarico a un nuovo avvocato di Haifa di difenderlo. Probabile quindi che presto inizi un processo, che vedrà come parti contrapposte il Muro del Pianto e il 22enne.



 

LA PREGHIERA DI OBAMA – Nel luglio 2008 era scoppiata una polemica dopo che Obama, all’epoca candidato alla Casa bianca, aveva visitato il Muro del Pianto, e il quotidiano israeliano Maariv ne aveva pubblicato il bigliettino inserito nelle antiche fessure. Il futuro presidente aveva infatti deciso di pregare a Gerusalemme con il capo coperto da una kippah bianca. Ma uno studente di una yeshiva, la scuola religiosa ebraica, aveva rubato il biglietto, portandolo quindi nella redazione del secondo quotidiano del Paese, che aveva subito pubblicato quanto vi stava scritto. Su un biglietto intestato dell’hotel King David, il senatore dell’Illinois aveva scritto: «Signore, proteggi me e la mia famiglia. Perdona i miei peccati e aiutami a rimanere al riparo dall’orgoglio e dalla disperazione. Dammi la saggezza per fare ciò che è giusto. E rendimi uno strumento della tua volontà».



«ATTO SACRILEGO» – La scelta di Maariv, che probabilmente non aveva danneggiato particolarmente Obama, aveva però scatenato il putiferio in Israele. Il rabbino del Muro lo aveva definito un «atto indegno» e un sacrilegio, in quanto le note inserite nelle fessure del Muro del Pianto sono un fatto riservato «tra la persona e il suo Creatore». Il quotidiano Yedioth Ahronoth aveva colto la palla al balzo per attaccare il concorrente Maariv, sostenendo che la nota era stata offerta anche a loro, ma il direttore responsabile si era rifiutato di pubblicarla. Maariv a quel punto ha sostenuto che gli stretti collaboratori del candidato alla Casa bianca avevano dato l’ok alla pubblicazione: lo staff di Obama però non ha confermato, forse anche per evitare un incidente diplomatico che rischiava di farsi serio. Mentre i repubblicani avevano parlato di una mossa pubblicitaria dell’avversario democratico. Lo studente della yeshiva si era scusato in diretta tv: «Mi spiace, è stata una ragazzata, spero che Obama non si sia offeso».

 

(Pietro Vernizzi)