Possiamo non essere d’accordo quando si afferma che si desidera “promuovere un’azione responsabile e diligente da parte di tutti gli attori digitali, pubblici e privati, per un ambiente digitale sicuro e protetto”? Oppure quando l’intenzione è di “sostenere gli sforzi che consentono a studenti e insegnanti di acquisire e condividere tutte le necessarie abilità e competenze digitali per partecipare attivamente all’economia, alla società e ai processi democratici”? 



Ovviamente tutti condividono questi e anche gli altri principi contenuti nella “Dichiarazione europea sui diritti digitali e i principi per il decennio digitale” che la Commissione ha proposto di sottoscrivere al Parlamento e al Consiglio europei. Il documento contiene affermazioni importanti in cui la cybersecurity e la protezione dei dati hanno un intero capitolo dedicato, oltre a ricorrere a più riprese in contesti come quello relativo all’intelligenza artificiale e ai minori. 



Tutto ciò merita un plauso, ma chi da almeno un decennio va predicando gli stessi argomenti (posso garantire che non sono pochissimi) ha inevitabilmente delle reazioni contrastanti. Da un lato, sente una certa soddisfazione nel vedere messo nero su bianco in un documento di questa portata quanto diceva con anni di anticipo. Dall’altro, si prova un’enorme tristezza perché sono stati letteralmente bruciati dieci anni che avrebbero permesso di passare dalle parole ad almeno alcuni fatti. Un certo grado di depressione deriva dagli innumerevoli precedenti a partire da quello politicamente più rilevante di Cambridge Analytica che nel 2017 aveva già reso trasparente il problema della protezione dei dati. Quello della cybersecurity aveva precedenti ancora più clamorosi negli attacchi che avevano colpito le infrastrutture critiche ucraine nel 2015 e nel 2016 e ancora i casi dei malware Wannacry e NotPetya nel 2017. 



In ultima analisi l’Europa, per il suo atteggiamento verso la società dell’informazione si presenta sempre come un gigante economico (ma è lecito sospettare non per molto), verme militare, moscerino tecnologico. Ho deliberatamente ignorato l’idea di nano politico, perché una dichiarazione sui diritti, qualunque essi siano, è politicamente rilevante, ma i tempi in cui è stata resa fanno pensare che, forse, potrebbe essere ragionevole immaginare un declassamento da nano a qualcosa di inferiore… forse mosca potrebbe essere adeguato: disturba, ma non morde.

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