Il D-Day è al centro della nuova puntata di “Ulisse, il piacere della scoperta“, che con Alberto Angela su Rai 1 ricostruisce uno dei momenti decisivi non solo della Seconda guerra mondiale, ma dell’intera storia del ‘900. Non tutti però sanno cosa vuol dire questa espressione, anche perché non è solo associata allo sbarco in Normandia.



In generale, infatti, nel linguaggio militare anglosassone la “D” corrisponde al giorno in cui comincia un’operazione, una missione o un attacco ma, anche se è un’espressione generica, usata in molte occasioni prima del 1944, è soprattutto associata a quanto accaduto il 6 giugno 1944, giorno in cui cominciò la liberazione dell’Europa continentale dall’occupazione della Germania nella Seconda guerra mondiale. C’è anche un’espressione francese per indicare la stessa cosa: J-Jour. Le definizioni sono diverse: questo giorno viene anche ricordato come quello “più lungo”, come lo aveva ribattezzato il generale nazista Erwin Rommel, che guidava le truppe tedesche, durante un colloquio con un suo sottoposto.



IL SIGNIFICATO DI D-DAY E LA STORIA DI QUESTIONE ESPRESSIONE

Dietro il significato di D-Day e l’utilizzo di questa espressione c’è una vera e propria storia, perché il gergo militare ha adottato per la prima volta questa espressione nella prima guerra mondiale. Fu l’esercito americano a utilizzarla, in base a quanto scoperto dal Centro di Storia Militare, che fa riferimento anche all’operazione: è quella del 7 settembre 1918, quando il primo Corpo d’armata passo all’attacco. Ebbene, l’operazione fu comunicata precisando che l’attacco sarebbe avvenuto all’ora H del giorno D per “forzare l’evacuazione del saliente di St. Mihiel“.



C’è, comunque, anche chi ritiene che il significato di D-Day sia “Decision Day”, il giorno della decisione, altri invece lo definiscono “giorno della liberazione”, quindi “Deliverance Day”. Tutte interpretazioni associate appunto allo sbarco in Normandia, che aveva un nome in codice segreto, che era Neptune e rientrava nell’operazione Overlord. Ma in realtà erano molti i nomi in codice usati in quell’operazione, peraltro uscite come soluzioni di parole crociate sul quotidiano britannico Daily Telegraph il mese prima dell’inizio dell’operazione, ma la questione venne liquidata come semplici coincidenze.