Caro direttore,
proprio nel giorno in cui si ricorda il primo anniversario della morte di Berlusconi, viene da farsi una domanda: cosa direbbe Silvio in questi giorni, in questo periodo, nel vedere gli attacchi delle reti Mediaset all’amico-alleato Matteo Salvini? Non si è ancora placato, infatti, il fuoco di fila mediatico contro il leader della Lega, nemmeno dopo la fine delle elezioni europee. Ma la cosa non è assolutamente casuale, sarebbe stata pensata dal “cerchio magico” nell’ufficio di Gianni Letta, con Fedele Confalonieri e pochi altri (e Tajani in collegamento).



Il lavorio di logoramento ai danni di Salvini durante la campagna elettorale non ha portato però gli effetti auspicati dai forzisti: quindici giorni fa, infatti, era stato mandato ai direttori delle reti Mediaset un input preciso, svelato anche dal Fatto Quotidiano. “Negli ultimi giorni di campagna elettorale in trasmissione dovete parlare male della Lega e bene di Forza Italia”, recitava così, più o meno, il pizzino di Confalonieri.



Per non farsi mancare nulla, suggerita dal “cerchio magico” è arrivata sabato sera la bomba di Umberto Bossi che a urne aperte, in pieno silenzio elettorale, annunciava, tramite un suo soldatino, un certo Grimoldi, che non avrebbe votato Lega ma Forza Italia perché, a suo dire, Salvini aveva tradito lo spirito del Carroccio. Un colpo basso e inaspettato che secondo la regia forzista avrebbe dovuto mettere ko Salvini, minare ancor di più la sua leadership interna e la sua credibilità esterna, e disorientare l’elettorato storico, lo zoccolo duro leghista. L’esito del piano di Forza Italia avrebbe dovuto far schizzare il partito di Tajani oltre il 10%, tra l’11% e il 13%, grazie al traino dei voti del Sud e al crollo della Lega, mettendo così FI nella condizione di picchiare i pugni al tavolo del Governo per aumentare peso politico e visibilità.



Qualcosa pare essere andata storta, visto che l’esito dello spoglio è andato in un modo un po’ differente: Forza Italia, che pure è andata molto bene, non ha oltrepassato la soglia psicologica del 10%, non ha superato M5s, ha distanziato di poco – dello 0,6% – la Lega, che però ha superato il risultato delle politiche e ha ottenuto gli stessi seggi di FI. Missione fallita, dunque, visto che Salvini avrebbe dovuto scendere sotto il 6% e dimettersi.

Oggi il focus dell’attacco al segretario della Lega si sposta dalle elezioni alla formazione del nuovo Governo Ue e l’obiettivo è quello di chiuderlo in un angolo. L’isolamento prevede l’offerta di un posto da Commissario europeo a Giorgetti col doppio intento di occupare un’altra casella al Governo e di creare altre fazioni interne alla Lega.

C’è poi il pressing di due giornalisti fedeli alla causa, come Alessandro Sallusti e Augusto Minzolini. La loro narrazione è chiara: va fatto a livello europeo un accordo con socialisti e liberali (è la linea Tajani) e deve farlo a tutti i costi anche Giorgia Meloni e (magari) una parte della Lega. Salvini, lo si sa, a questa ipotesi non direbbe mai di sì e finirebbe, appunto, in un angolo, da solo.

In attesa di vedere se questo piano B dei forzisti, stavolta, andrà a buon fine, fa sorridere ricordare che proprio Salvini e il leader di Forza Italia stavano lavorando, negli ultimi mesi di vita del Cavaliere, a una possibile federazione dei due partiti per creare un nuovo grande soggetto politico. È passato remoto anche “l’investitura” di Berlusconi, il giorno del suo matrimonio, al leader della Lega: “Matteo è una persona sincera, lo ammiro e gli voglio bene”. Il passato è passato, Piersilvio non è Silvio, e oggi il futuro televisivo e politico del mondo Mediaset ha i volti di Bianca (Berlinguer) e di Ursula.

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