Sono pochi, un migliaio di persone, rispetto a una popolazione di oltre due milioni di abitanti. Ma stanno soffrendo anche loro come gli altri residenti di Gaza, sotto i bombardamenti, in una situazione di ansia continua, con il cibo che scarseggia e molti dubbi sul loro futuro. Tanto che qualcuno sta pensando di andarsene. I cristiani della Striscia, e non solo loro, sono sostenuti dalla Caritas Gerusalemme, che in un momento in cui gli accessi sono sbarrati e non si possono portare aiuti fa quello che può, sostenendo psicologicamente le persone rimaste nell’inferno di Gaza e cercando di aiutarle come è possibile.
Neanche nel periodo natalizio, spiega Nadine Bahbah, operatrice della Caritas, si riesce a dare sollievo a questa gente. Hanno bisogno di aiuto sotto tutti i punti di vista, ma al di là dei bisogni materiali le persone possono essere aiutate anche sensibilizzando il mondo sulla loro situazione. Un contesto nel quale anche rifugiarsi in una chiesa può non bastare per sottrarsi ai cecchini dell’IDF o alle loro bombe.
Non abbiamo mai visto prima una situazione così tragica nei luoghi sacri, peggiorata da eventi sanguinosi e orribili. Come sta vivendo questo doloroso periodo la comunità cristiana?
La situazione per la comunità cristiana e per il resto dei palestinesi è caratterizzata da paura, ansia, stress e intolleranza. L’animosità è in aumento e la convivenza non è più la norma. Bisogna essere attenti e prudenti, perché un passo falso o una parola scelta male potrebbero portare guai. Tutti sono in stato di massima allerta, pronti a cercare rifugio al suono delle sirene di emergenza. A Gaza ci sono più di 2,1 milioni di persone, di queste solo circa mille sono cristiani. La maggior parte dei cristiani ha cercato rifugio attorno ai complessi della Chiesa, sperando che i razzi incessanti non li colpissero. Tuttavia, il 19 ottobre, quando la sala adiacente a San Porfirio è stata colpita, si sono resi conto che nessun luogo è sicuro e non c’è dove fuggire. Qualunque sia il destino pianificato per i musulmani è pianificato anche per i cristiani. I razzi non hanno religione, né distinguono tra civili e militari.
Purtroppo anche la comunità cristiana ha pianto dei morti. Come è successo?
Il 16 dicembre 2023, un cecchino delle IOF (le forze di occupazione israeliane, nda) ha ucciso due donne cristiane all’interno della Parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, dove la maggior parte delle famiglie cristiane aveva cercato rifugio dall’inizio della guerra. La stessa mattina un razzo sparato da un carro armato delle IOF ha preso di mira il convento delle Suore di Madre Teresa, che ospita oltre 54 disabili rimasti senza accesso ai respiratori di cui alcuni hanno bisogno per sopravvivere. I cristiani di Gaza sono riuniti nei due complessi, hanno il cibo di base (con scarsità) finora ma stiamo facendo del nostro meglio con la nostra rete per rifornirli; vivono nella paura, sotto i bombardamenti costanti e pregano di non venire colpiti di nuovo. La guerra sta avendo un grande impatto su tutti i palestinesi, molti dei quali stanno contemplando l’emigrazione a causa dell’instabilità e del futuro imprevedibile.
Quali iniziative ha adottato Caritas per le popolazioni che faticano a trovare rifugio e aiuti umanitari in un contesto così doloroso e catastrofico?
Stiamo facendo del nostro meglio per fornire alle persone fondi per i bisogni quotidiani di base, come cibo e medicine. Al momento non ci è permesso introdurre alcun aiuto tangibile attraverso i confini. Tuttavia, l’acquisto di generi alimentari da Gaza sta diventando molto difficile, quindi stiamo discutendo di altre opzioni o scenari per superare questa sfida. Per la distribuzione di denaro siamo nel processo di raccolta dei nomi e delle informazioni e documentazioni necessarie dei beneficiari. Abbiamo completato le attività relative alla Risposta Rapida (RR) che è stata finanziata dai nostri partner e coordinata da Caritas Internationalis. Siamo stati in grado di assumere un consulente psicosociale e di completare tre sessioni per il personale di Gerusalemme e Betlemme, e stiamo pianificando di fare lo stesso a Gaza. Siamo anche intervenuti relativamente ad altri bisogni di base attraverso le nostre reti per Gaza.
Che tipo di rete siete in grado di offrire a chi presta aiuto a Gaza?
Per supportare i nostri colleghi a Gaza abbiamo implementato un sistema di supporto allo staff semplice ma altamente efficace. Abbiamo raccolto tutte le informazioni di contatto dei nostri dipendenti a Gaza, così come di chi lavora a stretto contatto. Dalla sede, manteniamo una comunicazione regolare con loro (quando c’è elettricità o copertura), offrendo ascolto, sostegno emotivo e qualsiasi altro aiuto di cui possano aver bisogno. Durante queste conversazioni, condividono con noi i loro sentimenti, ci aggiornano sulle condizioni delle loro famiglie, di amici e vicini, e discutono di come stanno gestendo le loro situazioni quotidiane stressanti. Inoltre, siamo attivamente impegnati in discussioni interne ed esterne per fornire ulteriore assistenza una volta che sarà sicuro mobilitarsi.
Cosa possono fare gli europei per sostenere i civili indifesi?
Nell’attuale situazione, ci sono due modi in cui è possibile sostenere in modo significativo i cittadini indifesi di Gaza che sono coinvolti in aree di conflitto. Il primo modo è fornendo aiuti umanitari. Gli europei possono partecipare attivamente donando o lavorando con organizzazioni e iniziative che forniscono beni essenziali come cibo, medicine e riparo a coloro che sono stati colpiti. Il secondo modo è sensibilizzare sulla situazione. Diffondere la consapevolezza della crisi in corso è cruciale. Gli europei possono contribuire a promuovere una risposta collettiva condividendo informazioni e sostenendo un immediato cessate il fuoco e l’apertura dei valichi di frontiera umanitari.
Come vivete nella vostra comunità e voi stessi il significato del Natale, in una situazione che dice l’opposto della vita reale?
Durante questa crisi la nostra comunità sta celebrando in modo dimesso questa stagione natalizia. Proviamo tristezza e riflessione, i tempi difficili hanno gettato una nube cupa sulle nostre celebrazioni. Tuttavia, nonostante le dure circostanze esterne, troviamo conforto e speranza attraverso atti di gentilezza e generosità. La nostra determinazione a promuovere il sostegno all’interno della comunità rimane incrollabile.
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