A sentire molti politici, intellettuali e personaggi pubblici italiani Israele avrebbe fatto la scelta giusta rispetto a quella abbracciata da tutto il resto dello schieramento occidentale davanti al conflitto fra Russia e Ucraina: astenersi dalle sanzioni e rifiutarsi di mandare armi in aiuto dell’esercito di Kyiv. Sarebbe questo, secondo loro, l’unico modo per evitare una pericolosa escalation che potrebbe portare anche a una guerra nucleare e per poter invece costruire un serio dialogo di pace.



Le cose in realtà non stanno esattamente così, come ci ha spiegato in questa intervista Filippo Landigià inviato della Rai a Gerusalemme: “Israele non ha intenzione di incrinare i buoni rapporti che ha costruito con Mosca da tempo, da quando i russi sono intervenuti in Siria, eliminando quello che era un enorme problema, l’islam radicale, e continuando tutt’oggi a proteggere con la loro presenza militare tutto il Medio Oriente”. Quindi più che una posizione “pacifista” o “non allineata”, una scelta dettata puramente da interesse. Ma che alla maggior parte del popolo israeliano non piace per niente.



Israele rifiuta di mandare armi in Ucraina e non ha aderito a tutte le sanzioni varate dall’Occidente contro la Russia. Perché?

La realtà è che esiste una profonda divisione fra la maggioranza dell’opinione pubblica israeliana e le autorità politiche. L’esempio più clamoroso è rintracciabile in quanto ha deciso di fare il sindaco di Gerusalemme, Moshe Lion, che due giorni dopo l’inizio del conflitto in Ucraina ha fatto illuminare il Muro del Pianto con le bandiere di Russia e Ucraina, mettendo al centro le colombe della pace. Tra le bandiere spiccava la scritta “Colui che fa pace nei cieli”, un versetto biblico citato nel Kaddish. La popolazione civile è rimasta negativamente colpita, ha protestato vivacemente, criticando la scelta di mettere sullo stesso piano l’aggressore e gli aggrediti, tanto che il giorno dopo il sindaco è stato costretto a rimuovere l’installazione.



Israele si pone quindi nei confronti di questa guerra come paese non allineato? Il presidente Zelensky non è però rimasto contento della posizione assunta nei confronti del Cremlino.

Quando gli Stati Uniti hanno chiesto ai loro alleati di co-sponsorizzare una risoluzione del Consiglio di sicurezza per condannare la Russia, Israele inizialmente aveva rifiutato. In seguito ha votato la risoluzione, ma è stato evidente come fosse una decisione conseguente alle pressioni americane.

Quindi Gerusalemme è più interessato a mantenere buoni rapporti con Mosca? Questo spiega il suo atteggiamento?

Bennett cerca di bilanciare la preoccupazione per gli interessi di Israele, mantenendo buone relazioni con la Russia, che di fatto controlla i cieli siriani. Vede di buon occhio la Russia, perché Mosca si è occupata di un grave problema per Israele: la presenza islamista ai suoi confini. I russi hanno di fatto eliminato lo Stato islamico. Questo ha portato i due paesi a un sostanziale avvicinamento, che dura da tempo.

Non è in contraddizione con il sostegno russo all’Iran, il grande nemico di Israele?

Anche qui bisogna osservare come si sono evoluti i fatti. Il dialogo fortemente voluto dall’amministrazione Biden sulla questione nucleare iraniana di fatto si è arenato da tempo, e proprio la Russia ha esercitato pressioni perché si arrivasse a questo stop. Anche questo è ben visto da Israele, che non vuole in alcun modo alcun accordo con Teheran, anzi. Il governo Bennett sostiene la tradizionale e consolidata posizione israeliana sulla questione: in un accordo con l’Iran gli svantaggi superano i vantaggi.

Il premier Bennett all’inizio del conflitto in Ucraina si era mostrato molto attivo, tanto da volare a Mosca per incontrare Putin. Adesso si è tirato fuori?

Sì, Bennett si era dato molto da fare, il gesto di andare prima a Mosca e poi a Berlino nello stesso giorno, un sabato, aveva suscitato molto scalpore sui media, anche se l’ebraismo consente di violare lo Shabbat quando l’obiettivo è preservare la vita umana. L’inizio delle trattative dirette tra Russia e Ucraina, però, lo ha di fatto tagliato fuori. Il suo intento era quello di porsi come mediatore fra i due paesi, anche in virtù della forte presenza di ebrei in Ucraina e del fatto che lo stesso Zelensky sia ebreo. Ma l’esclusione sin da subito dei paesi una volta appartenenti al blocco sovietico ha reso inutile ogni tentativo di Bennett.

L’opinione pubblica israeliana però, come ha ricordato, non vede bene questo atteggiamento del suo governo.

La maggioranza è molto delusa dal fatto che Israele non sia apertamente schierato contro Putin. Il ministro degli Esteri, Yair Lapid, e il premier Bennett hanno deciso di dividersi i compiti: il primo ha condannato la Russia, il secondo no, e si è limitato a lanciare appelli umanitari.

(Paolo Vites)

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