In un momento in cui i rapporti tra Cina e Stati Uniti non sono mai stati a un livello così basso e in cui le fake news fioriscono come non mai, ha ovviamente suscitato sospetti e aperto un caso a tinte gialle la morte improvvisa dell’ambasciatore cinese in Israele, Du Wei. Il fatto, poi, che la scoperta sia avvenuta all’indomani della visita del segretario di Stato americano Mike Pompeo e dopo uno scambio di dichiarazioni e accuse molto pesanti a mezzo stampa fra i due colossi alimenta le tesi dei complottisti. In realtà, il diplomatico sarebbe deceduto per via di un infarto mentre si trovava a letto, eppure la Cina ha deciso di mandare una squadra di investigatori sul posto. Come si sa, e come dice in questa intervista Michael Herzog, generale di brigata in pensione delle Forze di difesa israeliane ed editorialista del quotidiano Haaretz, la Cina da tempo “sta realizzando ingenti investimenti economici in Israele e questo fatto infastidisce parecchio gli Stati Uniti, non solo per il timore di perdere il rapporto privilegiato che hanno sempre avuto con il nostro paese, ma anche per la paura che venga installata in Israele una rete di spionaggio considerata pericolosa per gli interessi americani”.



Ci sono intanto ulteriori novità sulla morte dell’ambasciatore cinese a Tel Aviv?

No, la polizia parla di un attacco cardiaco, non ci sarebbero segni di manomissioni o di lesioni. Naturalmente si stanno facendo molte speculazioni  in seguito all’attacco di Mike Pompeo nei confronti della Cina, colpevole di aver diffuso il Covid-19. A questo attacco l’ambasciatore cinese aveva risposto con un articolo in cui definiva sciacallaggio quanto dichiarato da Pompeo e respingendo ogni colpa della Cina.



Si sa che da alcuni anni Israele e Cina hanno avviato un proficuo rapporto di relazioni commerciali, con forti investimenti da parte di Pechino. È probabilmente questo che non piace a Washington? Gli Usa hanno paura di vedersi scavalcati nei rapporti di alleanza?

Questo rapporto commerciale è stato, non a caso, fra i primi punti dell’agenda dell’incontro di Pompeo con le autorità israeliane. È vero, la Cina sta investendo molto in Israele. Intanto Israele è un paese strategico sulla Via della Seta che Pechino vuole avviare a tutti i costi. Esiste, poi, un accordo per ammodernare il porto di Haifa, il che darebbe alla Cina il controllo del porto stesso per 25 anni, rinnovabili. Pechino sta collaborando alla linea ferroviaria leggera che collegherà Tel Aviv con Gerusalemme. Ma non c’è solo questo: in ballo ci sono anche grossi interessi cinesi nello sviluppo dell’hi-tech ed è questo che spaventa gli Stati Uniti, perché temono possibili infiltrazioni dei servizi segreti cinesi in Israele.



Potrebbe essere possibile?

Gli Usa non pensano a Pechino solo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto da quello della loro sicurezza. C’è, poi, un altro accordo molto importante tra Cina e Israele: la costruzione del più grande impianto di desalinizzazione nel Mar Mediterraneo. Tale accordo è stato preso con una compagnia che ha base ad Hong Kong, è già stato superato il primo passo dell’accordo. Non a caso anche questo è stato tra i punti su cui Mike Pompeo è venuto a discutere con il nuovo governo israeliano. Si sta cercando un punto di bilanciamento, affinché Israele non ceda troppo alla Cina. Sembra che il governo abbia promesso a Pompeo che rivedrà l’accordo per il porto di Haifa in maniera più restrittiva.

Ma tutto questo attivismo cinese, che come sappiamo è in atto in quasi tutto il mondo, non preoccupa Israele e gli altri paesi arabi del Medio Oriente?

In Medio Oriente c’è un interesse crescente per l’economia cinese perché Pechino offre soldi per investire in progetti. Ma dopo la pandemia ci sono molti problemi, tutti i paesi della regione si sono impoveriti e i cinesi non hanno intenzione di investire nelle zone di guerra come la Siria. Sono interessati alla ricostruzione, ma fino a quando c’è guerra non faranno nulla. Il concetto base della Cina attuale è voler essere amica di tutte le nazioni, ovviamente per i loro affari economici.

Quale opinione ha il popolo israeliano del piano di pace di Trump?

Il piano di Trump è il nuovo paradigma del potere americano che si distacca da tutti i precedenti piani di pace americani. Il problema è che il nuovo governo non sa esattamente come muoversi, dato che i palestinesi lo hanno rifiutato e il Regno di Giordania ha minacciato Israele qualora davvero annetterà i territori della Cisgiordania. Dobbiamo tener conto che il nuovo governo si è formato due giorni fa, ne fanno parte due partiti, quello di Netanyahu e quello di Gantz, che hanno molti temi su cui non sono d’accordo. Non è chiaro cosa vogliano fare, serviranno alcune settimane per capirlo.