“Siamo pronti a combattere”. Poche parole, secche e precise. Non c’è alternativa per il popolo ucraino. Così ci ha detto Lubomyr, il nostro contatto nel paese in guerra, che da qualche giorno è tornato a Kiev dal villaggio alla periferia della capitale dove era evacuato con i familiari. “Fortunatamente la situazione sembra abbastanza tranquilla, i carri armati russi sono in periferia, ma non sembra, almeno per ora, che abbiano intenzione di attaccare” ci dice. Kiev, città di tre milioni di abitanti grande come Roma, è oggi una metropoli spettrale: “Secondo quanto dicono le autorità, la metà degli abitanti è scappata e continua a fuggire, i treni funzionano ancora. In giro non c’è nessuno, solo checkpoint che controllano le poche macchine che si muovono, perché all’inizio c’erano molti infiltrati russi che erano entrati in città per provocare attentati. Sembra ce ne siano meno in giro adesso”. 



Sei tornato a Kiev? Come è la situazione?

Sì, sono a Kiev. Al momento la situazione è tranquilla, anche se si sentono esplosioni molto vicine. Ieri sono andato in prima linea, dove ci sono i soldati del nostro esercito e i volontari. Ho parlato con uno di loro, un civile che ha preso le armi, che è stato addestrato bene e che si sente pronto a combattere. Mi ha detto che è tranquillo. 



Sono tanti i cittadini che si sono uniti alle milizie volontarie?

Sì, molti. Ci sono ancora campi di addestramento nelle vicinanze della prima linea che continuano a preparare i civili ai combattimenti.

Come è l’atmosfera? C’è tensione, paura per l’attacco russo?

Al momento c’è calma, i carri armati russi restano fuori dalla capitale. Ci sono combattimenti in corso in periferia, ma i nostri soldati sono molto coraggiosi, colpiscono i carri armati russi, anche se purtroppo quando uno di questi viene distrutto ne arriva subito un altro a prenderne il posto.

A Kiev come sta la gente? Dicono che ne sia scappata ormai almeno la metà, è così?



Non conosco i numeri esatti, però sembra proprio di sì, è una città deserta, non c’è in giro quasi nessuno. Sono aperte solo le farmacie, dove si formano enormi code di persone in fila per avere medicine, e i ristoranti, dove si cucina cibo da distribuire gratuitamente a chi ne ha bisogno, un gesto di carità, e anche qui sono tante le persone che si mettono in coda. La gente comunque continua a fuggire. I treni funzionano ancora, ma non vengono più emessi i biglietti, per cui bisogna andare in stazione e sperare di riuscire a salire. Ma è un grande caos, ci sono migliaia di persone tutte ammassate, che aspettano da giorni e sperano di riuscire a saltare sul primo convoglio che le porti a ovest.

Ma è sicuro viaggiare in treno con le bombe che cadono e i carri armati russi dappertutto?

No, è pericoloso, ma meglio che restare in città, in attesa che arrivino i russi. Mia madre e mia sorella sono fuggite in macchina.

Cosa vi aspettate? Un attacco in massa su Kiev?

Non sappiamo cosa aspettarci, viviamo di momento in momento. La cosa sicura è che tutti siamo pronti a combattere, non ci arrenderemo ai russi. Potrebbe essere peggio per noi, ma la Russia ha già perso. Putin potrebbe essere in grado di distruggere le città, ma per controllarci, le persone devono accettare il suo potere e la sua autorità. A differenza del popolo russo, siamo abituati alla nostra libertà e non vi rinunceremo. Staremo aggrappati con le mani sui carri armati se si tratterà di farlo.

(Paolo Vites)

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