Padre Roman Laba fa parte della Congregazione di San Paolo Primo Eremita, un ordine fondato all’inizio del XIII secolo in Ungheria in seguito al movimento di riscoperta della vita eremitica, diffuso soprattutto in Polonia. È parroco della chiesa della Vergine Maria del Perpetuo Soccorso a Brovary, cittadina a sette chilometri da Kiev, dove nel bombardamento dello scorso 24 febbraio, a inizio invasione, “hanno perso la vita sette persone, ed altre 17 sono state ferite” ci ha detto in collegamento telefonico.
Come tutti gli ucraini, è in prima linea nel soccorrere e aiutare i rifugiati, gli evacuati: “All’inizio tenevamo un’ottantina di persone nei nostri locali, adesso la maggior parte, bambini, donne e anziani, sono riusciti grazie a Dio ad andare all’estero. Ci siamo trasferiti negli scantinati della parrocchia anche per celebrare la messa”. E aggiunge: “Siamo tutti in prima linea, stiamo fortificando ponti e strade con barricate. Non riesco però a capire come l’Occidente non blocchi i voli degli aerei russi che ci bombardano, stiamo combattendo e morendo per la libertà di tutta l’Europa”.
Dopo la strage avvenuta a inizio invasione, si contano altre vittime? Come è la situazione adesso?
Al momento la situazione è tranquilla, sentiamo i colpi della battaglia vicini. Siamo nascosti sotto terra in attesa della notte, una settimana fa qui con noi c’erano circa 80 persone, adesso sono rimasti una quindicina. Grazie a Dio, bambini, donne e anziani sono riusciti a andare via.
I civili hanno preso le armi per combattere?
I civili sostengono il nostro esercito, sono pronti a combattere.
Lei conosce i due sacerdoti che sono fuggiti da Mariupol, il parroco di Nostra Signora di Czestochowa e un altro religioso. Ha notizie? Come stanno?
Si trovano in un nostro monastero qui vicino, stanno bene per il momento. Hanno iniziato il loro servizio sacerdotale nella nostra parrocchia, aiutano i rifugiati. Nel monastero ci sono 70 persone evacuate dall’est dell’Ucraina, sono addolorati per aver dovuto lasciare i loro parrocchiani a Mariupol.
La situazione a Mariupol è terribile?
Sì, è terribile, perché l’esercito russo si comporta come fanno i terroristi, senza alcun rispetto per le leggi umanitarie, senza rispettare i civili, bombardano le case per terrorizzare e uccidere la gente. La città è circondata, manca tutto, i russi non consentono l’arrivo di aiuti. Era partito un convoglio umanitario, ma non so dire se sia mai riuscito a entrare in città.
Il Papa richiama continuamente alla pace, invoca la fine della guerra. Lo sentite vicino?
Sì, manca però una parola più forte e chiara. Un aggressore ha un nome, non ho sentito da parte sua nominare la Russia. Comunque ringraziamo la Santa Sede per quello che fa.
C’è ancora speranza tra la gente?
Sì, abbiamo speranza, abbiamo una grandissima motivazione, perché è un momento storico per il nostro paese, è in gioco la difesa della nostra identità e della sovranità, dobbiamo proteggerle.
Lei si aspettava l’invasione russa?
Non so che dire, sentivo gli esperti militari di tutto il mondo dire che, se la Russia ci avesse attaccato, sarebbe stato un suicidio per loro, ma se qualcuno non crede a Dio non può rispettare il prossimo. Ed è accaduto veramente questo.
La chiesa russa sostiene questa guerra, è sconcertato?
Il patriarca Kirill è corresponsabile per la morte dei bambini, delle donne, dei nostri soldati. La sua non è una posizione cristiana, è come un terrorista anche lui.
L’Occidente non fa abbastanza?
Quello che sta succedendo è una Via Crucis, Cristo soffre con il popolo ucraino. I governi dei paesi occidentali si comportano come Ponzio Pilato, lavandosene le mani, o al massimo come Simone di Cirene, si limitano ad aiutare il nostro popolo a portare la croce. Non riesco a capire perché i paesi della Nato non chiudano lo spazio aereo ai velivoli militari russi che ci uccidono.
Hanno paura?
Certo, ma questa non è solo la nostra guerra. Stiamo proteggendo i valori democratici della civiltà europea. Dopo l’Ucraina Putin attaccherà altri paesi come la Polonia e i Paesi baltici. Dobbiamo collaborare insieme per fermare questo terrorista mondiale.
(Paolo Vites)
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