La morte di Silvio Berlusconi ieri ha costretto gli investitori a immaginare il futuro della sua eredità finanziaria e borsistica. I titoli quotati direttamente coinvolti sono tre: Mediaset, oggi rinominata “Media for Europe”, Mondadori e Banca Mediolanum. Banca Mediolanum, di cui Fininvest possiede il 30%, è guidata dal figlio di Ennio Doris, Massimo, la cui famiglia ha una quota del 41%. La reazione di borsa in questo caso è stata, comprensibilmente, impercettibile. Mondadori, di cui Fininvest ha il 53% ha chiuso con un rialzo leggermente migliore di quello del mercato. Il gruppo editoriale è una società di medie dimensioni, anche se leader nel suo settore; la primogenita Marina è “solo” Presidente, mentre l’Amministratore delegato è un manager. Le possibili speculazioni sono limitate in numero e fantasia. Completamente diverso il caso di Mediaset, che ha chiuso la giornata con un rialzo di quasi il 6% cui si aggiunge il rialzo di venerdì scorso partito in contemporanea alla notizia del ricovero del Presidente di Forza Italia.
Alcune delle scelte strategiche di Mediaset negli ultimi anni hanno avuto risultati finanziari deludenti. L’acquisizione di Endemol, lo sbarco nel mercato premium, la mancata operazione con Vivendi sono state operazioni negative per gli azionisti. L’ultima iniziativa strategica, la creazione di un polo europeo, è riuscita in Spagna solo al terzo tentativo e l’acquisto di una partecipazione rilevante nella tedesca Prosiebensat, ai prezzi di borsa di ieri, evidenzia una perdita di diverse centinaia di milioni. La scommessa del mercato, in questo caso, è che la scomparsa del fondatore aumenti le possibilità di un ricambio manageriale. Una nuova linea strategica, questa potrebbe essere la speculazione degli investitori, potrebbe far fruttare meglio la posizione competitiva che Mediaset ha in Italia e in Spagna.
In mezzo c’è un cognome, quello dell’attuale Ad Piersilvio, che è stato pesante politicamente sia in Italia che in Europa. Il business della “televisione” rimane al centro della formazione dell’opinione pubblica. Gli italiani, chiusi in casa per mesi nel 2020, si sono informati sul Covid e la pandemia soprattutto sul canale televisivo. È stata la riscoperta della televisione in un mondo che si era abituato a pensare solo a internet e ai social media. Per quanto indiretta e labile potesse ormai essere la relazione tra Silvio Berlusconi e la società che ha fondato, è lecito chiedersi se non sia stata un ostacolo, dato l’impegno politico in Forza Italia, per i risultati finanziari del gruppo e per le sue strategie di crescita anche in Europa. Un management senza una storia politica, anche indiretta, e con un legame con l’azionista meno immediato sarebbe forse più semplice da approcciare per il mercato. Gli investitori evidentemente pensano, vista la performance degli ultimi giorni, che ci sia un margine di valore inespresso e che sia in qualche modo raggiungibile con un cambio di paradigma.
Ieri mattina c’è stata poi una curiosa coincidenza. Negli stessi minuti in cui la notizia della scomparsa di Berlusconi si diffondeva lo spread “Btp-Bund” virava al ribasso. Berlusconi negli ultimi mesi ha più volte espresso posizioni “eterodosse”, rispetto alla leadership politica europea e italiana, sulla guerra e sulle sanzioni alla Russia e ha chiuso la propria esperienza di presidente del Consiglio sotto le pressioni dello spread. La crisi dello “spread” si è chiusa un anno dopo le dimissioni di Berlusconi grazie all’azione della Bce nonostante nel frattempo l’Italia fosse entrata in una crisi senza paragoni, soprattutto in rapporto alle altre economie europee, dalla Seconda guerra mondiale e nonostante l’esplosione del debito su Pil. La coincidenza rimane tale, fino a prova contraria, ma se volessimo trovare una ragione a ogni costo potremmo concludere che per gli investitori la maggioranza di Governo da ieri è meno “euroscettica” con tutto quello che questo comporta sia in relazione alla guerra, sia in relazione agli equilibri finanziari interni all’Eurozona in cui l’Italia, per la cronaca, si è trovata male più di una volta.
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