MOSCA – Quest’anno pensavamo che avremmo cominciato la Quaresima alla grande, in presenza e in pace. Grande era il desiderio di iniziare questo tempo propizio di cambiamento guardandoci in faccia, dopo due anni in cui l’epidemia ci aveva costretti a rapporti distanziati. C’era tanta gente, come non mai, il mercoledì delle ceneri in cattedrale a Mosca.
Sì, è vero, le statistiche ufficiali parlavano ancora di più di settecento decessi al giorno, ma in generale si riscontrava che questi decessi erano legati anche ad altre malattie croniche, e le nuove forme di Covid non erano poi così feroci nel toglierci il gusto di vivere e di incontrarci.
Certo, volenti o nolenti, ci siamo accorti che qualcosa era profondamente cambiato; il mondo non era più come prima, ma, miracolo, non ci era stato strappato il desiderio di vivere, di intraprendere nuovi rapporti, di ricucire rapporti interrotti o sfilacciati.
C’era attesa di questa Quaresima… Ed ecco che, per i più imprevista (o forse taciuta?), ci si è abbattuta addosso un’altra tragedia. La guerra alle porte ha minato quella ripresa timida, ma desiderata, di rapporti. Perfino tra i fedeli ho notato una improvvisa riapparsa diffidenza solo perché si appartiene a popoli diversi.
Come se Gesù Cristo fosse venuto invano, come se la fede, il battesimo non riuscissero a farci fare quel “saltino” piccolo eppure infinito che è il perdono, la misericordia. Dice una canzone di Lucio Dalla, tornata in questi giorni in auge, una canzone del tempo della guerra dei Balcani di cui abbiamo troppo in fretta dimenticato la lezione, “credo che è l’amore che ci salverà”. È un’intuizione molto vera, tanto è vero che secondo San Paolo tutto sparirà tranne l’amore (cfr. 1Cor 13,8). Ma in questa vita è il perdono, la misericordia che ci occorrono e che non sappiamo darci. Nell’altra vita non ne avremo più bisogno, ma in questa non ne possiamo fare a meno, eppure non possiamo darci il perdono da soli.
Dice Papa Francesco nella Fratelli Tutti che la verità è la “compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Tutt’e tre unite, sono essenziali per costruire la pace” (Ft 227). E la verità non è il risultato di un contratto, di un compromesso, ma il riconoscimento di una evidente presenza. A Pilato che chiede in extremis a Gesù, quasi per salvarlo, “cos’è la verità?”, Gesù non risponde. Sant’Agostino dirà che Gesù ha risposto con la Sua sola presenza silenziosa: “vir qui adest”.
Come il Covid ha umiliato “la gaia scienza” di coloro che si contendevano, contraddicendosi, la piazza delle Tv di moda, così questa guerra mostra l’umiliazione della politica e dell’economia, usate per sottomettere e non per fare crescere. Ma non potrà esserci pace senza verità, e non ci sarà verità senza perdono, e non c’è perdono senza un Dio che morendo dice clamorosamente: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
E poi il dolore che ho rivisto nel volto dei miei fedeli. Il dolore per la “distanza” non solo fisica, ma anche ahimè, spirituale e carnale. Il padre di una ragazza, che dall’Ucraina le dice al telefono: “figlia, non so dove sarò domani, il cuore non mi permette di correre, e non raggiungerei il rifugio se fosse necessario, ma sappi che ti ho voluto sempre bene”.
Sempre Dalla in quella canzone, Henna, dice anche “penso che è il dolore che ci cambierà”. Abbiamo dimenticato, reso inutile Dio. Se il profeta ancora gridava, straziato dal dolore “dov’è Dio?”, il secolo scorso ha invece messo in pratica che anche se fosse esistito era inutile. Il nuovo secolo segnato da due eventi (le torri gemelle e l’Ucraina), che non ci lasceranno come prima, potrebbe forse essere segnato da quest’ultima intuizione di Dalla.
Che questo dolore straziante ci riporti a Dio, ci cambi, ci faccia “vedere” che la riconciliazione e il perdono ci sono necessari come il pane, come l’aria. “Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina” aveva detto il mercoledì delle ceneri Papa Francesco. E aveva concluso: “Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il Padre di tutti non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”.
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