La Russia non è mai stata destinata a diventare un partner paritario degli Stati Uniti, perché hanno sempre promosso i propri interessi, insieme alla Nato, in quella che era, e resta, una relazione asimmetrica. A metterlo nero su bianco è Jan Oberg, direttore della Transnational Foundation for Peace and Future Research, Svezia, e membro della TRANSCEND Network for Peace Development Environment. Ne ha parlato sulle colonne del China Daily, in vista del vertice Nato in Lituania, 26 anni dopo quello di Madrid, dove fu approvato un forum permanente Nato-Russia, firmato poi dall’allora presidente russo Boris Eltsin e l’allora presidente Usa Bill Clinton.
La guerra in Ucraina, dunque, per l’esperto è il risultato di quanto accaduto in questi anni ed è la dimostrazione che la Nato non impara dalle lezioni del passato e non intende neppure ripensare la sua politica. Oberg cita anche il libro di Sarott, “Not One Inch. and the Making of Post-Cold War Stalemate“, in cui si dimostra che al leader sovietico Mikhail Gorbaciov fu effettivamente promesso che la Nato non si sarebbe espansa nemmeno di “un pollice” se avesse riconosciuto una Germania unificata come membro a pieno titolo della Nato. Non è stato riportato in un trattato, ma l’Archivio della Sicurezza Nazionale della George Washington University conserva una documentazione «schiacciante».
OBERG BOCCIA LA NATO “TRA VIOLAZIONI E PROVOCAZIONI”
Jan Oberg analizza anche il comunicato sul sito della Nato in riferimento al vertice di Vilnius. «La Nato si trova attualmente ad affrontare l’ambiente di sicurezza più pericoloso e imprevedibile dai tempi della Guerra Fredda. Come potrà l’Alleanza continuare a proteggere il suo miliardo di cittadini e ogni centimetro di territorio alleato? I leader della Nato si incontreranno per affrontare le sfide più urgenti per l’Alleanza, rafforzare ulteriormente la deterrenza e la difesa della Nato e avvicinare l’Ucraina all’Alleanza». Eppure, prima che la Russia scatenasse la guerra in Ucraina, tutti i sondaggi evidenziavano che solo un’esigua minoranza di ucraini era favorevole all’adesione alla Nato, mentre quasi il 70% era favorevole ad un referendum per decidere le future relazioni con la Russia, la Nato e l’Unione europea.
Da qui l’attacco di Oberg sul China Daily: «Né la Nato né i leader ucraini hanno mostrato alcun rispetto per le opinioni del popolo ucraino». Oltre a tirare in ballo una serie di dichiarazioni riguardo la crisi Ucraina-Russia piuttosto discutibili, Jan Oberg evidenzia «un’altra tendenza, che non viene mai evidenziata dai media mainstream occidentali: la violazione quotidiana da parte della Nato delle disposizioni del suo stesso trattato del 1949 e la sua espansione globale». La natura dell’Alleanza atlantica è difensiva, eppure ha violato per la prima volta il trattato «conducendo operazioni fuori area nell’allora Jugoslavia». C’è poi la questione dei partner, non prevista dal trattato. «Stiamo assistendo a un militarismo dilagante che “se ne frega” dell’altra parte o delle conseguenze delle proprie politiche provocatorie, prive di empatia, prudenza e senso dello Stato».
“MILITARISMO RICETTA PER IL DISASTRO”
Jan Oberg parla di un militarismo come collante tra Nato e Ue, a discapito di diplomazia, economia, legalità, creatività, visione e cultura. Ma questa, scrive sul China Daily, «è una ricetta per il disastro. La Nato non discute e non analizza più; postula e giudica tutti tranne se stessa». Eppure, nessuno contrasta questa tendenza, anzi viene accettata dai media e dagli esperti come la nuova normalità. «A parte un minuscolo gruppo di studiosi critici della Nato, il discorso di vitale importanza sulla guerra e sulla pace – nel tentativo di promuovere la democrazia – è stato messo a tacere e gli studi sulla pace sono stati eliminati, integrati o trasformati in studi sulla “sicurezza”». Eppure, la Nato per Oberg è responsabile del «contesto di sicurezza più pericoloso e imprevedibile dai tempi della Guerra Fredda». Di conseguenza, auspica che operatori e i ricercatori della pace riescano a ritagliarsi più voce in capitolo di quanta ne abbiano avuta finora.