Ci sono film che, come punta acuminata, vanno al profondo di te stesso, andando a toccare corde che pensavi non risuonassero più o fossero anestetizzate dall’età. È il caso del film The Son, disponibile su Prime Video.
Può accadere infatti che in una calda serata estiva, contravvenendo a qualsiasi suggerimento di leggerezza e svago, il tuo pollice vada a cliccare sulla scelta di un film che poi nei giorni successivi sarà lui a cliccare su te.
Sarà stato il nome del regista, Florian Zeller e il suo precedente film The Father, sarà stato Hugh Jackman protagonista di alcuni film in testa alla classifica personale o lo striminzito sunto di presentazione, sta di fatto che il pollice ha agito.
È la storia di un figlio adolescente “riconsegnato” dalla ex moglie al padre (Jackman) avvocato newyorchese di successo con una nuova compagna e un figlio piccolo. Il padre ti “spacca”.
Questa figura ti entra dentro perché anche tu sei padre e non importa che non sia andata così come nel film, non importa che l’adolescenza dei figli sia un passato decennale. Quelle frasi e quegli sguardi possono essere i tuoi, sono stati anche i tuoi.
Al fondo tutti noi abbiamo qualcosa da farci perdonare dai figli. Magari le nostre assenze o quelle titubanze che nascondono l’imbarazzo di non saper che dire. Al fondo c’è sempre una madre che è all’inizio di tutto e alla fine di tutto, magari come invocazione e preghiera.
Suvvia siamo sinceri, basta una donna in casa (se c’è ancora) che parli, che si affanni a correre come un pronto-bus familiare, che accolga, che pianga o sorrida al figlio. Al fondo il “papà” è sempre in battaglia, che sia l’ufficio o l’azienda, il campo di calcio televisivo o il padel con l’amico, avremo ben il diritto di “tirare i remi in barca” in famiglia
Qualcuno ha scritto che “padri non si nasce ma si diventa”. C’è un istante in cui questo può accadere, non importa quando, ma quando accade inizia un’altra storia e una strada nuova. Nuova, non facile, ma semplicemente nuova, che potrebbe essere un sentiero impervio di montagna o un’autostrada dritta e veloce. Non lo sapremo se non vivendolo fino in fondo, così come saremo capaci.
Ha scritto Cormac McCarthy: «Mi trovavo a El Paso con John (figlio). Una notte lui dormiva e io osservavo fuori dalla finestra: nulla si muoveva, ma percepivo da lontano il passaggio dei treni. Allora ho guardato i fuochi sopra la collina, e ho provato a immaginare come sarebbe stato quel posto dopo cinquanta o cento anni. Ho pensato molto al mio piccolo ragazzo. Scrissi qualche nota pensando al rapporto tra padre e figlio. Dopo qualche anno, in Irlanda, ritirai fuori quelle note e mi accorsi che non si trattava solo di qualche pagina, ma di un potenziale libro: ecco la genesi di The Road».
Colpa del “pollicechefaclick”… vuoi vedere che esco dalla codardia di letture estive di thriller e riprendo in mano il mitico “The Road”?
Che fatica essere padri all’età “quasi”da nonni!
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