La prima volta che mi trasferii per qualche mese a Sidney per insegnare nell’Università del South Wales, la moglie del collega che mi aveva invitato, il grande studioso di relazioni industriali Peter Sheldon, mi pregò di accompagnare i due loro figlioletti al mare e mi avvisò che dovevano bagnarsi solo in determinate ore del pomeriggio perché, diversamente, sarebbe stato assai pericoloso per la presenza in mare – e solo in quel lasso di tempo – dei pescecani carnivori, diversi da quelli erbivori, in compagnia dei quali si poteva invece nuotare tranquillamente. Tutti sapevano della questione e di essa, infatti, non se ne parlava mai esplicitamente, limitandosi a vietare i bagni in quel lasso di tempo così da non danneggiare – mi disse confidenzialmente il mio Dean – il turismo.
Ecco il coraggio tranquillo della ragion di Stato che diviene comportamento di massa per sostenere l’interesse nazionale… Tutto il contrario di quanto è successo in questi giorni con l’arresto a orologeria di un funzionario libico, con il quale evidentemente si erano sottoscritti importanti accordi di Stato in merito ai migranti e per sottrarli ai mercanti di esseri umani. Il fatto rilevante risiede nel fatto che il suddetto funzionario – molto famoso in Libia – scorrazzava prima per l’Europa e la Gran Bretagna indisturbato, per essere poi – invece – raggiunto da un provvedimento restrittivo richiesto da una delle istituzioni giuridiche internazionali del multilateralismo umanitario dispiegato non appena metteva piede sul suolo italico. E il tutto con stampa, mass media di ogni genere e interviste di opposte fazioni che si scatenavano… E tra le fazioni si differenziava il potere giudiziario, che anche su tale questione rendeva manifeste opinioni completamente diverse dal potere esecutivo. Il tutto sempre sotto i riflettori, al contrario di ciò che avviene agli antipodi con i pescecani carnivori…
E che dire poi di tutto ciò che accade in merito alle questioni energetiche, che ci vedono sempre più vincolati agli Usa nel contesto del conflitto che dall’Ucraina si è ora allargato alle coste artiche danesi che hanno il nome di Groenlandia?
Aggiungiamo ancora la questione delle dimissioni del – fino a poco tempo fa – capo dei servizi segreti, che passa repentinamente a far da consigliere diplomatico della presidente von der Layen, ora impegnata in un difficilissimo rapporto instabile sia con gli Usa, sia con la Russia, e si compone dinanzi a noi tutti (sol che lo si voglia vedere) un quadro di sommovimenti istituzionali, di lotte intestine negli “arcana imperii” di cui Gianfranco Miglio discettava un tempo con dovizia di riferimenti culturali indimenticabili.
Insomma, il mondo si sta trasformando in una serie di continue slavine. L’arrivo di Trump alla Presidenza Usa sta avendo i suoi effetti in modo immediato. Antichi sistemi di potere invisibile si frantumano e altri faticano a emergere, ma già si preannunciano con spostamenti di campo, azioni convulse dirette a indebolire i vincitori alla cui vittoria non ci si rassegna. D’altro canto il regolamento di conti trumpiano con la cultura woke in tutte le articolazioni e quindi sino a giungere alle questioni energetiche è iniziato e il quadro di una crisi delle relazioni interstatali tra Usa e Ue, con l’Italia al centro, inizia a far paura… per l’impreparazione con cui a essa si va incontro.
Le patrie gazzette di tutto ciò danno un ritratto scandalistico, tutti guardando nell’ombelico del giardino di casa, con accuse tremende e certo ahimè veritiere (?) di crimini infami che solo ora indignano e sconcertano, dimenticando anni di negoziazioni libiche bipartisan.
Non c’è che dire: è un razzolare nel cortile della propaganda più scurrile, mentre i macigni della storia sommuovono il mondo e nessuno pare accorgersene, per inseguire, invece, le galline di casa che razzolano nel cortile.
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