Dacia Maraini torna ospite a Le parole della settimana e concede a Massimo Gramellini l’intervista di apertura di questa puntata. Scrittrice e opinion leader, la Maraini è brava a usare le parole per raccontare i fatti dell’attualità. Non solo romanzi, dunque: Dacia è veramente “sempre sul pezzo”, pronta a farsi un’opinione e a farla fare a chi l’ascolta alla luce delle sue riflessioni, personali, sì, ma pur sempre autorevoli. Tra gli altri appuntamenti che la vedranno impegnata nei giorni vicini alla Festa della donna, c’è senz’altro l’incontro di mercoledì 11 marzo alla Biblioteca Classense di Ravenna, dove la scrittrice aprirà la rassegna Scritture di Frontiera. In quest’occasione, sarà lei stessa a ripercorrere la sua vita privata e professionale, caratterizzata da una serie di incontri che l’hanno segnata irrimediabilmente. Si parte dai suoi libri, da La lunga vita di Marianna Ucrìa a Corpo felice passando per Bagheria; in ciascuno di essi, la Maraini affronta i grandi temi sociali, in primis quelli che riguardano la vita delle donne.
La vita di Dacia Maraini, scrittrice e donna
Quella di Dacia Maraini non è stata una vita facile, almeno fin quando non ha raggiunto l’attuale equilibrio. All’inizio della sua esistenza, durante la Seconda guerra mondiale, fu internata in un campo di concentramento in Giappone, dove viveva con la famiglia d’origine. Altra tappa fondamentale, questa la più spensierata, l’incontro con Alberto Moravia, con cui ha viaggiato intorno al mondo riscoprendo il valore della diversità. Faceva parte della comitiva anche Pier Paolo Pasolini, ma quel tempo ormai è finito: “Oggi per cinque-sei mesi all’anno vivo a Pescasseroli, l’unico posto dove ritrovo la concentrazione per scrivere”, fa sapere lei in un’intervista all’Espresso, “ma non è finito solo per me: si è perso quel senso di comunità letteraria e artistica che aveva il gusto di stare insieme”.
Dacia Maraini e la politica
Le reti di scrittori amici resistono ancora oggi (non si sa come), ma Dacia Maraini di sicuro non ne fa più parte: “Incontro i miei colleghi scrittori ai festival, ai convegni, ma è un’altra cosa: quel mondo fatto da Pier Paolo Pasolini, Enzo Siciliano, da Cesare Garboli, da Natalia Ginzburg aveva la consapevolezza di essere una comunità. E si ritrovava per il puro piacere di vedersi. Comunque, io viaggio ancora molto per lavoro. C’era anche una sorella del mio nonno materno, con questa passione per il viaggio: si chiamava zia Felicita, non si sposò mai, ma coltivò le sue idee avanzate e libertarie nella Sicilia dei primi del Novecento”. Parlando di idee – delle sue, stavolta – Dacia confida di non essere mai stata tentata dalla politica: “Me l’hanno sempre chiesto, ma non mi ha mai interessato. Troppa fatica, troppe risse. Mi interessa però osservarla”.