Dacia Maraini è intervenuta in qualità di ospite a “Il Caffè di Rai Uno” nella mattinata di oggi, sabato 12 marzo 2022, per parlare dell’amico Pier Paolo Pasolini. Subito l’autrice ha rivelato: “L’ho sognato. Era talmente vivo e presente che ho pensato che gli volevo parlare e l’unico modo per farlo era spedirgli una lettera immaginaria. Lui nella vita era affettivamente diviso: quando parlava al pubblico e faceva i suoi interventi sociali e ideologici era duro, provocatorio, severo, rigido. Nella vita privata, con gli amici, invece era dolce e mito”.
Prima di tutto Pasolini, a giudizio di Dacia Maraini, “è stato poeta, poi è subentrata la partecipazione, lo sguardo politico, che però vengono dopo la poesia. Quella dedicata alla madre è una cosa grandissima, bellissima”. Lo scrittore andava a cercare in Africa, in India, nello Yemen “quello che non trovava più da noi. L’Italia era per lui degradata, tutto era merce di scambio. C’era bisogno di qualcosa di arcaico, lontano, genuino, autentico. Era una ricerca continua: inseguiva il momento di felicità dell’infanzia che precedeva il rapporto col mondo e poi filmava le sue storie”.
DACIA MARAINI: “DIFFICILE DIRE COSA AVREBBE DETTO OGGI PASOLINI, MA…”
Nel prosieguo de “Il Caffè di Rai Uno”, Dacia Maraini ha chiarito che per Pier Paolo Pasolini “le donne passavano tutte attraverso il fantasma materno. Per lui una donna era prima di tutto madre. Lui ha amato tantissime donne profondamente, ma come madri. Quindi, era escluso il rapporto s*ssuale da questa sua logica. Lui vedeva la donna come un ingorgo di affettività e separava le due cose”.
Difficile dire cosa avrebbe detto oggi Pasolini a proposito dello scenario internazionale e della guerra in Ucraina, ma “certamente sarebbe stato dalla parte degli umili. Quello che colpisce in Pier Paolo è che lui viveva fisicamente le sue idee, il suo corpo partecipava al suo pensiero e questo gli dava un’intensità emotiva che era molto evocativa. Per farlo tacere hanno voluto massacrarlo”.