La grande scrittrice italiana Dacia Maraini ha raccontato Pier Paolo Pasolini nel suo nuovo libro “Caro Pier Paolo”. Scrive che accade spesso di sognarlo: «Sì, ed è sempre il giovane cinquantenne che frequentavo – le sue parole intervistata dal Corriere della Sera – bello, piccolo, ben fatto. Ora vive solo dentro i miei occhi. Pier Paolo Pasolini non era un predatore sessuale – ha proseguito – non era un dominatore. Il suo approccio non aveva nulla di violento. Era ludico. Con i ragazzi giocava a pallone, scherzava, rideva. Cercava se stesso bambino. Poi, certo, faceva l’amore. Aveva scoperto la sua omosessualità a sei anni, l’avevano perseguitato e irriso per questo». Tante frequentazioni ma un unico grande amore: «Nienetto Davoli? Il suo grande amore. Pier Paolo soffrì moltissimo quando lui si sposò con Patrizia. Tentò in ogni modo di dissuaderlo: “Il matrimonio fa schifo, finirai per detestarla…”».



Il poeta morì giovane, all’età di soli 53 anni, assassinato, ma la sua morte, secondo Dacia Maraini, non è mai stata chiarita fino in fondo: «Non può essere stato Pino Pelosi da solo. Pelosi era un ragazzino; Pier Paolo era forte, allenato. L’hanno ucciso altre persone che poi hanno comprato o imposto il silenzio a Pelosi. Pier Paolo diceva di sapere chi aveva ucciso Enrico Mattei – ha continuato – ma di non avere le prove. Perché ha intitolato il suo ultimo libro Petrolio, anche se di petrolio nel libro non si parla? Cosa c’era nei due capitoli spariti? Fatto sta che neppure oggi sappiamo con precisione chi uccise Enrico Mattei».



DACIA MARAINI FRA ALBERTO MORAVIA, MONTALE, GADDA E…

Nella lunga intervista con il Corriere della Sera Dacia Maraini ha parlato anche del suo ex amore ed amico Alberto Moravia: «Alberto era corteggiatissimo, le donne gli si infilavano in casa… Ma anche dopo siamo rimasti amici. Il giorno in cui morì avrei dovuto portarlo a Sabaudia. Fu Enzo Siciliano ad avvisarmi: “Alberto non c’è più, passo a prenderti tra cinque minuti”. Non è mai venuto».

Su Montale e altri personaggi che hanno fatto la storia dell’Italia: «Eugenio Montale era cattivissimo. Parlava male di tutti gli altri poeti, vivi e morti. Gadda? Ispido. Viveva da solo con la madre. Aveva annunciato di essersi messo a dieta, ma una domenica Parise lo incontrò sul lungotevere, in mano un vassoio di paste. Vistosi scoperto, Gadda gettò le paste nel fiume. Arbasino? Molto snob. Frequentava solo principesse e miliardari. Il Gruppo 63 fu ingiustamente feroce con Bassani, uomo dolcissimo, e con Cassola, che era un grande scrittore. Eppure oggi del Gruppo 63 non resta nulla». Chiusura dedicata a Tinto Brass: «Ci provò con me? Lo dissuasi con lo sguardo».