A “C’è tempo per…” Dacia Maraini, celebre scrittrice e letterata, è intervenuta in collegamento video dalla propria abitazione, parlando del tema dell’amicizia, “che dura molto di più dell’amore”. L’autrice di numerosi romanzi di successo ha sottolineato di credere nell’amicizia fra donne, “storicamente scoraggiata. Era vista come pericolosa, in quanto rappresentava un pensiero condiviso, che poteva portare delle voglie di libertà: ecco perché è sempre stata raccontata come negativa. Se si superano questi luoghi comuni, si può arrivare a qualcosa di molto importante, che è la sublimazione”. Dacia Maraini ha inoltre rivelato di avere delle amiche donne, addirittura anche d’infanzia, per poi ricordare Alberto Sordi: “Il mondo del cinema in passato era molto unito. Non ho conosciuto bene Sordi, ma sapeva ironizzare molto su se stesso e fare autoironia mentre recitava, comunicandolo al pubblico, che era divertito da questo suo aspetto”.
DACIA MARAINI: IL DRAMMA DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Ospite della puntata odierna di “C’è tempo per…”, trasmissione in onda su Rai Uno ogni mattina dal lunedì al venerdì e condotta da Beppe Convertini e Anna Falchi, è Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana. La donna è nata a Fiesole, in provincia di Firenze, il 13 novembre 1936 e non ha avuto un’infanzia facile; infatti, con la sua famiglia nel 1938 si trasferì in Giappone, in quanto il padre Fosco, per metà inglese e per metà fiorentino, era uno stimato etnologo e in quel periodo stava conducendo un importante studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido. Tuttavia, nel 1943 il governo giapponese, in base al patto d’alleanza stipulato con l’Italia e con la Germania, chiese a Fosco e Topazia Maraini, genitori di Dacia, di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò. Di fronte al loro rifiuto, li internarono insieme alle loro tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo, ove patirono due anni di fame. A liberarli, al termine del secondo conflitto bellico mondiale, furono gli americani.
DACIA MARAINI: QUEL DOLORE PER IL FIGLIO MAI NATO
Vi è poi un altro momento drammatico della vita di Dacia Maraini, che l’autrice stessa non ha mai nascosto e ha volutamente raccontato in alcune sue esperienze letterarie, su tutte “Corpo felice”: la perdita del figlio, morto prima di venire al mondo, al settimo mese di gravidanza. “Quando ho perso mio figlio, con cui conversavo di notte sotto le coperte e a cui raccontavo del mondo aspettando che nascesse; quando a tradimento quel bambino con cui giocavo segretamente e che già tenevo in braccio prima ancora che avesse aperto gli occhi è morto, sono stata sul punto di morire anch’io”, ha dichiarato Dacia Maraini, secondo la quale un libro deve essere proprio questo, ovvero un romanzo intimo che rivela le proprie esperienze di vita, belle o brutte che siano. In “Corpo felice” il filo conduttore dell’intero manoscritto è il dolore, condiviso con i lettori, che la scrittrice decide di non lasciare rinchiuso nel suo animo, bensì di affrontarlo a mani nude, esternando tutta la sua fragilità al fine di creare una sorta di empatia positiva con chi legge.