La Dad imposta da Vincenzo De Luca in Campania all’epoca della pandemia di Covid-19 non è stata un “eccesso di potere”. È per questo motivo che, come riportato da La Verità, le famiglie che, insieme al Codacons, ai tempi presentarono ricorso al Tar per la chiusura della scuola non avranno alcun risarcimento. A stabilirlo è stato una sentenza del Consiglio di Stato, che ha accolto le motivazioni della Regione.
Il collegio giudicante presieduto da Mario Luigi Torsello ha stabilito che il governatore e la sua giunta avevano “accertato la sussistenza di dati oggettivi, idonei a suscitare un motivato allarme per l’andamento peggiorativo del contagio”, a differenza dei genitori dei bambini e del Codacons che hanno espresso valutazioni che “attingono all’area riservata e opinabile delle scelte di merito”. Vincenzo De Luca, in tal senso, avrebbe potuto in qualsiasi momento “introdurre misure ulteriormente restrittive rispetto a quelle” emanate dal Governo, che in quel periodo non prevedevano l’obbligo di Dad per i più piccoli.
Dad imposta da De Luca in Campania: è polemica sulla sentenza
La sentenza del Consiglio di Stato sulla Dad imposta da un’ordinanza di Vincenzo De Luca in Campania durante la pandemia di Covid-19 ha scatenato qualche polemica, in virtù del fatto che è stata sostanzialmente ribaltata quella precedente dello stesso organismo. Alla presentazione del ricorso da parte del Codacons e delle famiglie dei bambini, infatti, una Camera di consiglio del 6 ottobre 2022 presieduta da Luigi Maruotti aveva notificato via Pec ai diretti interessati una sentenza che gli dava ragione. Essa sosteneva che la misura fosse stata illegittima in quanto non motivata da elementi quali “indici di aggravato rischio” e non coerente alla “risposta assunta a livello statale”.
Poche ore dopo, tuttavia, l’atto sparì dal fascicolo telematico e fu “congelato”. Il presidente spiegò che era stato pubblicato per un “errore informatico” e che era non conforme alle decisioni prese. Il collegio giudicante è stato cambiato e successivamente, quello nuovo, ha ribaltato la sentenza, negando il risarcimento alle famiglie.