Sono devastanti le conseguenze sui più giovani da parte della pandemia di covid, causati in particolare dalla Dad, e di conseguenza da depressione e solitudine. «Ogni giorno faccio il giro delle classi – racconta Valeria Pirone, dirigente dell’istituto comprensivo Vittorino da Feltre di San Giovanni a Teduccio a Napoli, ai microfoni de La Stampa – Prima del Covid quando entravo tutti si alzavano in piedi e si stringevano intorno alle mie gambe. Ora non accade più. I bambini di quarta e quinta elementare hanno l’impulso di correre da me e lo frenano. Quelli di prima elementare invece restano fermi, senza reazioni, freddi. Questo mi preoccupa molto per la loro futura capacità di esprimere l’affettività». Apatia ma anche aggressività: «Dobbiamo affrontare un evidente aumento dell’aggressività tra i ragazzi delle medie – svela invece Manuela Manferlotto che dirige l’istituto comprensivo Manin a Roma – Abbiamo avuto episodi di vandalismo nei confronti del materiale della scuola e casi di insulti e intemperanze nei confronti dei docenti. Non era così prima del Covid e di un periodo prolungato a casa in cui hanno assorbito aggressività per motivi probabilmente legati alle difficoltà vissute dalle famiglie». Situazioni confermate da Save The Children, che in questi mesi ha dovuto affrontare diversi casi di depressione e non solo, fra i più giovani: «Un forte senso di scoraggiamento da parte di chi dalla scuola riceveva sostegno psicologico, sociale, materiale. Chiudere le scuole vuol dire far pagare un prezzo altissimo ai minori, soprattutto per chi vive in condizioni svantaggiate», racconta Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa dell’ong.



Fra le conseguenze più gravi, i tentativi di suicidio, e a riguardo sono drammatiche le dichiarazioni di Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma: «Mi ha chiamato il responsabile del reparto di ortopedia dell’Ospedale. Era preoccupato, mi ha detto di non aver mai visto tanti defenestrati nella sua intera carriera professionale come in questi ultimi tempi». E quando parla di defenestrati parla di bimbi e adolescenti che si buttano giù da una finestra. «Ha avuto 12 ricoveri per defenestrazione negli ultimi sei mesi. Nel mio reparto invece arrivano quelli che tentano di morire riempiendosi di pasticche o buttandosi sotto un treno. E da noi arrivano quelli che si salvano», continua Stefano Vicari. Ecco perchè la Dad è stata così osteggiata in queste ore dal governo, nonostante le regioni spingessero per il posticipo della riapertura delle scuole: «La gran parte degli insegnanti si è limitata a riprodurre attraverso il computer il vecchio modo di fare lezione e di valutare i ragazzi aumentando il loro senso di frustrazione. Per questo crediamo che la Dad non possa sostituire – se non in casi estremi – la scuola in presenza, con le sue occasioni di socializzazione e di contatti personali».



GLI EFFETTI DEVASTANTI DELLA DAD: “SUICIDI E AUTOLESIONISMO SU DEL 30%”

Fra le tante conseguenze, anche i disturbi alimentari, come spiegato da Lucilla Bonvini, neuropsichiatra infantile, dirigente dell’Ospedale Meyer di Firenze, secondo cui a giugno del 2021 i suoi pazienti erano quattro volte di più rispetto agli anni precedenti. Stefano Vicari conclude con alcune domande rivolte in generale a chi patteggia per la Dad: «I tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati del 30%. – racconta Stefano Vicari – Prima del Covid il 17% dei minori che arrivava in pronto soccorso per un disturbo psichiatrico voleva morire, ora siamo al 53%».



«È l’effetto della seconda ondata – chiosa – quella iniziata a ottobre del 2020 e proseguita per tutto l’inverno scorso quando i genitori lavoravano e i figli sono rimasti a casa da soli a seguire lezioni davanti a uno schermo. Gli effetti sono stati devastanti. Chi oggi chiede la Dad deve saperlo. È facile dire: chiudiamo tutto. Ma si sono chiesti con chi restano a casa i bambini? Si sono chiesti chi paga il prezzo sociale di questa segregazione dei minori? I genitori che non vogliono vaccinare i figli perché hanno paura delle conseguenze da un punto di vista sanitario hanno capito cosa rischiano i loro bambini?».