Il professor Francesco Vaia, direttore dell’Istituto per le Malattie infettive Spallanzani di Roma, ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Libero”, nella quale ha analizzato la situazione attuale connessa alla pandemia di Coronavirus. L’esperto ha rilevato che “le caratteristiche del virus nella fase attuale appaiono profondamente mutate, in relazione alla diffusione della variante Omicron di SARS-CoV-2, ma anche alla alta percentuale delle persone vaccinate nella popolazione. Omicron ha una contagiosità più elevata delle precedenti e questo spiega il rapido aumento del numero dei casi, ma una gravità clinica ridotta, in particolare nelle persone vaccinate”.



Vaia ha poi riferito che la vaccinazione, seppure abbia un’efficacia ridotta nel prevenire il contagio da Omicron, conserva, se completata da meno di quattro mesi o integrata con una dose booster, una elevata capacità di ridurre la gravità clinica dell’infezione: “Non facciamoci spaventare dai numeri alti dei positivi, ma guardiamo la bassa percentuale di casi gravi rispetto ai contagiati. E soprattutto, riconosciamo ai vaccini il ruolo chiave che hanno avuto nel contenere i decessi”.



FRANCESCO VAIA: “LA DIDATTICA A DISTANZA NON FERMA L’EPIDEMIA”

Nel prosieguo dell’intervista pubblicata su “Libero”, il professor Vaia ha sottolineato anche che il mondo del lavoro e dei servizi è troppo sotto pressione a causa di regole su quarantena e isolamento non più giustificate dalla gravità del virus. Discorso del tutto analogo per la scuola: “È sbagliato pensare che la scuola sia l’unica cosa che si può chiudere sempre e non si capisce a cosa serva non far entrare i ragazzi in classe quando poi sono liberi di vedersi in un locale pubblico. I dati poi dimostrano che un ricorso indiscriminato alla didattica a distanza non ferma l’epidemia”.



Per quanto riguarda l’isolamento dei contagiati, Vaia ha detto che “bisogna consentire ai vaccinati con terza dose o con seconda da meno di quattro mesi di uscire di casa dopo cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi, se stanno bene e senza necessità di negativizzarsi con un tampone. Per quanto riguarda i non vaccinati o i vaccinati da oltre 120 giorni, l’isolamento andrebbe ridotto dagli attuali dieci a cinque giorni”.