La situazione a Gaza, purtroppo, è sempre la stessa: manca tutto il necessario per una vita dignitosa. E ora bisogna affrontare anche il freddo e la pioggia senza avere un vero riparo. Ma non è solo questo, racconta padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, a rendere difficile la situazione: manca un futuro, la speranza di un’esistenza normale. Il Natale proverà a restituirla a una terra martoriata: anche una festa senza le tradizionali luci può essere un segnale di pace, di serenità, in un mondo in cui, invece, la guerra non ha fatto altro che aumentare la diffidenza tra le persone di diverse confessioni religiose, allontanandole tra di loro.
Le vicende del Libano e della Siria hanno distolto l’attenzione da Gaza. Casa, acqua, viveri, cure mediche, farmaci: quali sono le condizioni di vita della gente oggi nella Striscia?
Tutta la Terra Santa da anni è sconvolta dalle guerre. Il Libano e la Siria stanno soffrendo insieme ad altri paesi del Medio Oriente. I miei confratelli che vivono in quelle nazioni stanno cercando di aiutare popolazioni che affrontano molte difficoltà e disagi. A Gaza chi è sopravvissuto vive malissimo: manca tutto e non arrivano aiuti sufficienti. Il freddo e la pioggia aggravano le condizioni di vita che sono a dir poco disumane.
I continui e intensi bombardamenti israeliani non obbligano solo a una vita di stenti, ma finiscono gioco forza per infliggere sofferenze che toccano bambini, donne, anziani, famiglie intere. Qual è il prezzo che la gente sta pagando?
Da quindici mesi la popolazione di Gaza soffre ogni genere di dolore e di disagio. Sono persone a cui manca tutto, persone che hanno davanti agli occhi solo distruzione e morte, che non hanno la possibilità di guardare al futuro. Sono persone che portano nel corpo e nella mente segni e traumi che non si potranno cancellare per il resto della loro vita. Il prezzo che l’umanità paga è la mancanza della speranza, l’incertezza del futuro, l’impossibilità di provvedere ai bisogni dei più fragili.
Come vivono i cristiani che sono rimasti a Gaza? Sono ancora ospitati nella chiesa della parrocchia latina? In che situazione sono?
La comunità della parrocchia latina è unita e ha affrontato sofferenze e disagi, grazie alla vicinanza di sacerdoti e suore che si sono completamente dedicati alle esigenze di persone che avevano perso tutto fin dal primo giorno di questa tragedia. Gli aiuti arrivati nei mesi scorsi stanno terminando e, come per il resto dei sopravvissuti della Striscia di Gaza, la situazione è veramente difficile.
La guerra ha generato una crisi senza precedenti anche in territori che sono al di fuori della Striscia. Località della Terra Santa, come Betlemme e altre, tappa obbligata per il turismo religioso, sono in grosse difficoltà. Come stanno vivendo ora? Continua l’allontanamento da quei luoghi delle famiglie cristiane?
Betlemme, città dove è nato il Principe della Pace, affronta per il secondo anno un Natale che risente della condizione di disagio, di sofferenza, di povertà della popolazione. I cristiani locali lavorano principalmente nel settore del turismo e la guerra ha causato la mancanza di pellegrinaggi. Dopo gli anni della pandemia, in Terra Santa i pellegrini mancano da quindici mesi a causa della guerra. Manca il lavoro e di conseguenza manca il sostentamento per le famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni essenziali. Molte famiglie sono andate via da Betlemme e da Gerusalemme per cercare un futuro migliore per i propri figli in Paesi esteri più sicuri.
Come ha influito questa situazione nei rapporti tra le persone che appartengono a diverse confessioni religiose?
Prima del 7 ottobre si riusciva a creare relazioni fra appartenenti a religioni diverse con difficoltà, ma era possibile. Ora non è possibile perché, oltre alla paura, è subentrata la diffidenza e la sfiducia.
Che messaggio porta questo Natale in Terra Santa? Quale speranza si può dare a coloro che si sono visti togliere tutto quello che hanno?
Papa Francesco ha voluto mettere la Speranza al centro del Giubileo 2025. Il Santo Natale è la solenne celebrazione della Speranza della Salvezza del Dio vivente. In Terra Santa vivremo un Natale più silenzioso e senza luci esteriori, soprattutto a Betlemme, ma nella Notte Santa l’Amore di Gesù Bambino darà conforto a chi soffre, darà serenità a chi è provato, ridarà all’umanità la speranza di conoscere e di vivere la Pace.
(Paolo Rossetti)
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