Proseguendo con quanto scritto negli articoli del 17 e 27 agosto e del 6 settembre, ed emergendo nuovi fatti, specialmente su ITA, servizi marittimi per le isole minori, trasporti ferroviari e stradali, ritengo necessario continuare l’analisi accompagnata da conclusioni di principi che ormai non si possono più scavalcare vedendo come rischiamo di andare allo sbando se non ritorniamo sulla strada maestra.



Le analisi dimostrano che lo Stato italiano deve essere presente in tutti tipi di trasporti che raggiungono le nostre località almeno con una compagnia, ma i loro dipendenti devono lavorare con regole di produzione, efficienza e in caso di inadempienze andare a casa senza privilegi facendo spazio a chi vuol veramente lavorare. La politica deve stare fuori dalle aziende di Stato perché non deve trasformarle, come ha fatto con Alitalia e ITA, in carrozzoni per sistemare gli amici manager e fargli fare commesse milionarie con aziende di marketing o altro come ancora avviene, causando lo scontento di lavoratori e cittadini. Le aziende di Stato devono essere guidate da persone scelte per i loro meriti.



Sono convinto che bisogna togliere tutte le concessioni ai privati e lasciarli operare da soli e liberi, avendo poi compagnie controllate dallo Stato per offrire servizi basici a un pubblico di basso e medio reddito: una sorta di duopolio pubblico-privato in un sistema di concorrenza leale. Lo Stato dovrebbe, quindi, tenersi ITA, riaprire Alitalia, mantenere una compagnia ferroviaria e averne una per i collegamenti marittimi con le isole, mentre per quelli via autobus tra comuni minori e i capoluoghi o tra comuni con poca ferrovia le Regioni dovrebbero avere un ruolo di partecipazione nelle compagnie. Lo Stato deve essere presente, non solo elargire soldi, ma se li mette deve condurre la compagnia e non crearla e poi regalarla ai privati.



Per dimostrare l’assenza dello Stato basta guardare i recenti fatti relativi all’aeroporto di Catania: un incendio può capitare, ma uno Stato che si rispetti dovrebbe avere dei piani alternativi sempre pronti. Catania, essendo soggetta all’Etna, un vulcano attivo che può bloccare il traffico aereo in qualsiasi momento e anche per più giorni, dovrebbe essere collegata con trasporti veloci sia via treno e auto con gli aeroporti alternativi di Comiso, Palermo, Reggio Calabria e Trapani, invece siamo ancora al tempo dello “scecco” (l’asino). Manca da anni uno Stato che imponga la sua forza ed energia e crei un sistema aeroportuale degno di un Paese europeo.

Giustamente uno Stato sprecone non va bene e ci vogliono più entrate che potrebbero essere le tasse non pagate. Oggi i cittadini non amano pagare le tasse, specialmente al Sud, perché lo Stato offre pochi servizi e si è creata una situazione ormai quasi impossibile da risolvere. Se lo Stato, però, cominciasse a fare belle opere e iniziative di nuovo per i cittadini, cosa che non fa credo dagli anni ’60, forse si pagherebbero le tasse e si creerebbe lavoro.

Bisogna investire e investire, controllando che non ci siano sprechi e tutto il personale lavori in modo efficiente, così da creare tutte le infrastrutture necessarie mancanti. Forse questi cambiamenti non sono compatibili con i parametri Ue, ma se questi sono un danno per noi, credo che vada seguito il principio di difendere prima i nostri interessi: se siamo forti possiamo convivere in un unione, ma da deboli possiamo solo essere manipolati e comandati come ormai di fatto avviene. Lo Stato, essendo più forte, potrebbe aiutare con prestiti a tassi bassi le imprese volenterose che creino lavoro e servizi per i cittadini. Solo cosi la nostra economia risalirà e i trasporti, specialmente quelli aerei, saranno equi e alla nostra portata e a questo punto avremmo seguito veramente la Costituzione, cosa che oggi non si segue più. E la cosa più grave è che nessun cittadino l’ha veramente capito.

antilleanatlantic@outlook.com

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