Da oggi negli Stati Uniti sarà possibile acquistare confezioni di latte di soia, mandorla, miglio, anacardi, quinoa. E la lista potrebbe continuare a lungo. Ma dov’è la novità, viene da chiedersi La notizia sta nel fatto che le confezioni potranno riportare in etichetta la parola “latte”, finora vietata nel caso delle bevande di origine vegetale.



La Food and Drug Administration (Fda) – l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – ha infatti dato semaforo verde alla possibilità, sostenendo che non crea nessuna confusione nella mente dei consumatori definire “latte” le bevande ricavate da soia, avena, mandorla o altri vegetali.



La Fda ha però imposto che sulle etichette venga ben segnalata la fonte vegetale da cui il prodotto è estratto. E non solo. Sempre la Fda ha specificato che sulle confezioni devono essere specificati i casi in cui queste bevande presentino proprietà nutritive inferiori al latte, con riferimento, per esempio, al contenuto di calcio, magnesio o vitamina D. Le nuove linee guida mirano dunque a fornire ai consumatori informazioni nutrizionali chiare, come affermato in una nota dallo stesso commissario della Fda, Robert Califf.

La decisione rischia però di scontentare tutti. Da un alto, i produttori di latticini, che per anni avevano fatto pressione perché la dicitura fosse vietata nel caso delle bevande veg, respingono la tesi della Fda, che considera la parola “latte” un “nome comune e abituale”. Dall’altro, il Good Food Institute, gruppo sostenitore dei prodotti a base vegetale, si è opposto all’etichettatura aggiuntiva, affermando che “la guida ammonisce erroneamente le aziende a fare un confronto diretto” con il latte di mucca, anche se i nutrienti chiave devono già essere elencati.



La battaglia non va però considerata del tutto conclusa perché la Fda accetterà commenti sulla bozza delle linee guida fino al prossimo 23 aprile.

Con questa decisione gli Usa si allontano dalla normativa in vigore in Europa, e quindi in Italia, dove una sentenza della Corte di Giustizia di Bruxelles del 2017 afferma che “i prodotti puramente vegetali che non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come latte, crema di latte o panna, burro, formaggio e yogurt, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale”. Ed è vietato scrivere “latte” sulla confezione anche se seguono indicazioni o descrizioni che spiegano l’origine del prodotto.

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