Il fatto in sé è semplice. I volontari di Incontro & Presenza per celebrare il centenario della nascita di Don Giussani, cui devono la spinta che muove l’Associazione e tutti loro, hanno deciso di allestire nel carcere di Opera una mostra su di lui. L’iniziativa si è sviluppata nei giorni scorsi, quando è stato organizzato anche un convegno.



Tralasciamo la descrizione del lungo travaglio organizzativo, le tante riunioni, la pazienza, fare una cosa così in un carcere come Opera non è come dirlo. Ma i ragazzi di I&P sono tenaci e ce l’hanno fatta. Poi la mostra si è fatta itinerante: per poter raggiungere i detenuti dell’Alta sicurezza, che non sarebbero potuti arrivare dov’era l’esposizione, è stata l’esposizione ad andare da loro! Portare pannelli e supporti su e giù per i vari piani della struttura, montare e smontare per farli entrare nelle varie sezioni, farla vedere e commentarla cercando sempre di essere nuovi, freschi, di non dare l’impressione di ripetere: bravi!



Poi nel pomeriggio la mostra è stata piazzata in una sala in cui i detenuti “comuni” potevano accedere. Il momento centrale è stato il meeting. Parecchie persone venute da fuori e diversi “interni” hanno condiviso una realtà intensa. Giuseppe, che da un paio d’anni frequenta il gruppo ed è un bravo chitarrista, ha avviato il tutto cantando “Gracias a la vida”, inno di speranza che, pronunciato qui, da un carcerato, ha acquistato inatteso sapore di riscatto e promessa.

Poi c’è stata l’introduzione di Guido Boldrin, responsabile del gruppo I&P che agisce a Opera, e il saluto che la dottoressa Manzi, educatrice, ha rivolto ai presenti a nome della direzione: ha chiuso l’evento un bellissimo discorso di Alberto Savorana, biografo di don Giussani, che ha costruito un ricordo vivace e profondo del Gius e del suo lavoro, di quanto abbia significato per lui personalmente e per tanti, di come sia sembrato e ancora sia rivoluzionario il suo approccio. Savorana lo ha fatto riprendendo alcuni dei temi lanciati nei loro interventi dai detenuti che hanno conosciuto Don Giussani attraverso le persone di Incontro & Presenza, che glielo hanno, per così dire, portato. Non c’erano i detenuti di Alta Sicurezza e un altro paio in permesso quel giorno, per cui le loro parole sono state lette. Pronunciate di persona, invece, quelle di chi era presente.



Forse è questa la parte che ha reso la giornata notevole. Persone di diversissima provenienza culturale o geografica, diversi per età e storia individuale, hanno prima di tutto ringraziato perché, grazie alle letture o alle conversazioni intessute con i volontari, e in virtù della testimonianza ricevuta, hanno imparato che uomo fosse Don Giussani, che immenso lavoro abbia svolto, quale profondità di pensiero e di dottrina abbia regalato al mondo e come sia riuscito a rendere “facile” tutto ciò, a farlo aderire al quotidiano, consentendo che potesse diventare un cammino per moltissime persone. E si sono detti stupiti che tale ricchezza sia potuta arrivare fino a loro, in prigione.

Uno di loro, l’unico che in gioventù aveva conosciuto Don Giussani come professore, lo ricordava con emozione, e ha detto che, quando ha trovato in carcere le persone di I&P, la sua permanenza qui ha avuto una svolta. Ha riconosciuto gente con cui poteva condividere principi e criteri su cui costruire la vita e constatato che quell’incontro fondamentale, quell’evento di cui tanto ha detto Giussani, valeva per tutti. La relazione di amicizia che ne è nata per i volontari sicuramente va sulle orme lasciate da Don Giussani, ma è stato bello capire che molti singoli cammini sono nella medesima direzione.

 

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