Nisida, isola nel golfo di Napoli, sede dell’omonima struttura penale minorile. Sono trascorse alcune settimane da quando due giovani detenuti hanno lasciato la loro “stanza” – così qui vengono chiamate le celle – per andare in visita al Meeting di Rimini.

Felice Iovinella, architetto, da dieci anni impegnato nel laboratorio edile del carcere, chiede all’educatrice di riferimento riscontri su come i ragazzi, dopo aver vissuto giorni tanto differenti dal tempo ordinario della detenzione, stanno ora affrontando quella quotidianità che loro malgrado è diventata familiare. «Mi ha raccontato – spiega Iovinella – che sono rientrati chiedendo di essere assolutamente coinvolti nelle prossime occasioni».



Anche perché il rapporto tra Nisida e il Meeting cresce da qualche anno: l’“uscita”, sempre guidata da Iovinella, era già stata sperimentata in due occasioni in passato. Nel programma dell’edizione 2022, poi, i ragazzi erano già stati protagonisti di un servizio televisivo nel corso del talk “Il cambiamento possibile” organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà. Del carcere minorile e delle esperienze in atto sull’isola si era parlato con l’allora ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, il segretario generale di Assifero, Carola Carazzone, e il presidente di Orogel, Bruno Piraccini.



«Poterli portare al Meeting – prosegue Felice Iovinella – è stata un’opportunità per loro, ma anche per me. Al di là delle formalità burocratiche della permanenza, tra l’obbligo di firma e quello di dimora in albergo dalle 22 alle 8, è stata davvero una bella esperienza. Era evidente che i ragazzi in un luogo così grande vivessero momenti di disagio, ma ogni difficoltà si è risolta quando hanno avuto la possibilità di incontrare amici con i quali si sono sentiti liberi di dialogare. E di porre con semplicità le domande che avevano nel loro cuore».

Ascoltare il racconto di Iovinella ricrea il clima dei padiglioni della fiera di Rimini: «I ragazzi – aggiunge – si sono innanzitutto stupiti di vedere loro coetanei rinunciare a parte delle vacanze per fare i volontari, pagandosi persino il soggiorno. Anche per me questo aspetto del Meeting è sempre sorprendente. Per loro era addirittura impensabile!».



E così quegli sguardi, quegli incontri anche con realtà «non corrispondenti – spiega – ai loro canoni, come la visita alla mostra sul giudice Livatino», vengono portati all’interno del carcere.

Durante il Meeting – conclude Iovinella – mi chiedevo se quei giorni sarebbero potuti servire a qualcosa. Tornato a Nisida, tanti mi hanno fermato per chiedermi come fosse andata e per raccontarmi di come avevano trovato i ragazzi al ritorno. Cosa mi porto a casa io? Il loro sguardo e l’abbraccio al rientro, prima delle perquisizioni di rito. Uno sguardo che poi è per me il segno di qualcosa d’altro, di Qualcuno che, nonostante me, mi vuole continuamente bene».

 

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