Quanto possono essere diverse le prospettive! Se ora dicessimo “mercatini di Natale” è possibile che a molti venga in mente il rito che riempie strade o piazze delle città in dicembre. Un’idea diventata assai commerciale, ma che originalmente voleva rendere disponibili alle persone Ie creazioni dell’artigianato locale, o i prodotti alimentari tipici; ormai sono stati così moltiplicati che superano ogni possibilità, per cui sulle bancarelle affastellate si trovano cose di produzione iper-industriale, molto simili tra loro, anche a centinaia di chilometri di distanza. E’ il prezzo pagato al consumismo, che macina e rielabora qualsiasi idea per fame business, purtroppo. Però, almeno, il “mercatino” colora e rende simpatica l’uscita pomeridiana, la passeggiata serale, l’appuntamento con gli amici… Contribuiscono a dare un tocco di clima natalizio e diventano segno che le settimane prima del 25 dicembre sono speciali, diverse dalle altre. Rimane poi alla sensibilità individuale comprendere perché.
Quando all’interno della Casa di Reclusione di Bollate s’è sentito che Sabato 14 dicembre 2024 ci sarebbero stati i “mercatini”, Ia notizia s’è diffusa. Anche qui ci sarebbe stata un’esposizione di manufatti dai vari Laboratori presenti nel carcere e sarebbe stata aperta a visitatori esterni: gli oggetti creati in prigione avrebbero avuto visibilità e sarebbero stati venduti come autofinanziamento ai laboratori stessi, così che possano continuare la loro attività.
Si sapeva pure che sarebbero venuti anche alcuni “espositori” da altre carceri, per arricchire Ia “piazza virtuale” in realtà, un lungo corridoio ove sarebbe stato allestito il mercatino. Se ne parlava in giro, ma è anche vero che non c’era poi tutta quest’aspettativa. Invece, bisognava esserci per scoprire una realtà di incredibile forza e impatto, inattesa, sorprendente, davvero formidabile. Intanto, il “prima”: un folto gruppo di detenuti ha lavorato sodo nei giorni precedenti per creare un luogo piacevole.
S’è detto che era un “corridoio”: è facile immaginarsi un lungo percorso, da una parte un muro e dall’altra finestre con Ie sbarre: niente di accattivante. Ma dopo gli interventi di restyling, appariva ricco di piante e di fiori (perché a Bollate c’è una serra che coltiva molte essenze e i suoi “prodotti” sono serviti splendidamente allo scopo), di decorazioni e festoni natalizi, di luci collocate in posti strategici per illuminare ogni angolo e superare la freddezza dei neon. Poi gli stand, allestiti con tavolini e sgabelli “rubati” un po’ dappertutto, ma che sono diventati belli e accoglienti perché c’è chi ha investito per arredarli, coprire le superfici con tovaglie e tappeti, appendere poster e cartelloni: la Direzione del carcere, specialmente le persone dell’Area Trattamentale animate dall’infaticabile dottoressa Bianchi, hanno voluto che i “Mercatini” fossero attraenti, e ci sono riusciti.
C’è un atrio, all’inizio del corridoio, che le loro mani operose hanno trasformato in un “garden”, con tavolini, sedie e qualche divanetto sul quale i visitatori avrebbero potuto sostare con l’illusione di un giardino, gustando prelibatezze preparate al momento – lode a quanti nel carcere di Cuneo gestiscono un panificio, accorsi con alcuni dei loro addetti e hanno sfornato in continuazione pizze, focacce, pane di vario genere, appetitose tartine.. . ! Poco lontano un banco vendeva panettoni (che panettonil) sempre preparati a Cuneo. Al mattino del Sabato sono arrivati tutti i Volontari che animano i vari laboratori a Bollate come a Varese, a Busto Arsizio, a Cuneo come s’è detto, nel carcere di Opera e in altri posti ancora…
La parola “volontari” è sicuramente la chiave, perché si è assistito ancora una volta all’autentico miracolo della generosità e della disponibilità. I volontari sono “liberi”, hanno famiglia, impegni, lavoro e mille fronti da gestire, ma hanno speso un’intera giornata lì. Tempo, molto tempo regalato ai detenuti coinvolti nei laboratori e ai visitatori; tempo di qualità, perché lungo la giornata l’aspetto migliore è che ovunque si sono viste persone che conversavano, che spiegavano che cosa si fa, che chiedevano e rispondevano, chiarendo che il carcere non è solo segregazione, che i detenuti sono reclusi, ma non “cattivi”, che c’è operosità, che c’è ingegno.
Un’altra parola chiave: non lo si pensa di certo, ma in galera si fanno cose stupende! C’erano quadri e disegni dipinti su ogni possibile superfice, c’era bigiotteria, c’erano oggetti in stoffa, in cafia, in legno (incredibili i “giocattoli” costruiti a Varese, interamente in legno, ma rifiniti nei dettagli più piccoli). Alcune cose erano elaboratissime e altre semplicissime (come i mini-presepi costruiti nel laboratorio RicostruiAmo che gli Scout Agesci animano nella C.R. di Opera: splendidi!), ma tutti bellissimi e curati. Come anche le “frittelle dolci di Bollate”, che un gruppetto di “ospiti” ha ottenuto di poter cucinare e offrire ai presenti: uno dei “banchetti” autogestito da chi è sì in galera, ma non è prigioniero.
Quando sono arrivati i visitatori, ogni cosa è andata a ruba: ottima occasione per chi ha comprato e buon segnale di partecipazione agli sforzi. Oltre ai prodotti, c’erano anche luoghi dove varie realtà raccontavano sé stesse; le espressioni dei visitatori erano stupefatte quando si soffermavano a vedere i filmati delle produzioni teatrali dell’atelier di Bollate, o ai banchi dell’Università Statale o della Bicocca e così scoprivano che in carcere si studia, e lo si fa molto seriamente; oppure davanti allo “Sportello Giuridico”, presidiato solo da detenuti più esperti di Leggi e Regolamenti di tanti altri supposti specialisti; o dialogando con i Bibliotecari che spiegavano che ogni settimana (!!) si tengono incontri culturali con autori di saggi, romanzieri, poeti rivolti ai detenuti e sono molti quelli che vi partecipano.
La giornata ha visto il transito dai Mercatini di un migliaio di persone, tra visitatori esterni che sono stati la maggior parte, volontari, detenuti coinvolti, ma anche Polizia Penitenziaria, medici e infermieri, Educatori… tutti ai Mercatini per rendersi conto, condividere, portare o ricevere una testimonianza che stupiva per la sua freschezza, una quantità di idee fatte concretezza che parlavano una lingua cristallina: non c’è luogo in cui non si possa promuovere la “seconda possibilità” che diventa ripartenza e rinascita. Davvero speciale quel giorno, vissuto in un carcere che non lo sembrava. Solo un giorno, sì; ma in quel giorno il Mercatino è stato davvero “di Natale”.
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