Pasqua, cioè “passaggio” o “mutamento”. E sembra che abbia poco senso dirlo in carcere, dove il cambiamento è raro, il passaggio rimandato di anni o decenni, mentre l’età macina il tempo, un tempo segnato da una Quaresima che sembra non finire, che anzi per alcuni non ha proprio una fine. In questo luogo dell’attesa e del distacco si avverte che la Pasqua vera è molto assente. Pasqua come resurrezione? Rinascita? Se ne trova un tenue accenno nel pacco più ricco che arriva da casa (per chi ce l’ha) o nella colomba che si compra nella spesa settimanale.
Cercavo, la settimana scorsa, di “costringere” un amico a venire a Messa nella domenica delle Palme. Lui si dice credente, ma pratica poco, ed è molto triste in questo periodo, gravato da preoccupazioni. Lo invitavo a portare tutto a Messa, per offrirlo. “Lascia perdere – mi ha detto – lasciami stare. Pasqua è buona per i miei bambini, le uova, tutto qui. Altro che ulivi, altro che pace. Lasciamo stare”.
Difficile ricordare qui, e non solo qui, che questa è la grande festa di salvezza, la fonte di significato: senza la resurrezione di Gesù nessun evento di libertà sarebbe possibile. Io credo di saperlo con chiarezza, ma come condividere la certezza, che è speranza?
A quell’amico, dopo un po’ di chiacchiere, ho provato a leggere alcuni versi che Alda Merini ha scritto in Corpo d’amore.
“Io che son vicina alla morte/ io che sono lontana dalla morte/ io che ho trovato un solco di fiori/ che ho chiamato vita/ perché mi ha sorpreso che da una riva all’altra/ ci fosse un uomo chiamato Gesù/ io che l’ho seguito senza parlare/ e sono diventata una discepola dell’attesa, / io ti posso parlare di lui/ lo conosco (…) so che mi ama/ questo è lui che ti cerca per ogni dove/ anche se tu ti nascondi”.
Poche parole, semplici, ma il mio amico è venuto a Messa. Quel “so che mi ama” è stato il punto di svolta. E può esserlo per tutti, nonostante ogni cosa brutta che può capitare. È questo il “passaggio” che occorre ritrovare, anzi, che ci vuole trovare. Ed è il senso di dirsi ancora e sempre, in qualunque condizione, “Buona Pasqua!”.
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