Domani dovrebbe tenersi un Consiglio dei ministri chiamato a occuparsi del costo dell’energia che sta provocando notevoli problemi a diversi settori manifatturieri, oltre che dei ristori per quelle imprese penalizzate dalle restrizioni adottate prima di Natale per cercare di contenere i contagi da Covid. Senza dimenticare il problema determinato dalla scadenza della moratoria sui prestiti che rischia di creare conseguenze negative non solo per il mondo imprenditoriale, ma anche per il sistema bancario e i conti pubblici.
«È necessario – evidenzia Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – che, pur in questa fase in cui c’è un’obiettiva distrazione legata all’elezione del presidente della Repubblica, il Governo non perda di vista l’opportunità che ha l’Italia di iniziare il 2022 con una crescita forte. Il primo trimestre, infatti, è molto importante nel determinare il risultato di tutto l’anno».
I primi tre mesi dell’anno sono davvero così importanti?
Sì, perché sono in grado di incrementare la crescita acquisita ereditata dall’anno precedente. Basti pensare che se il quarto trimestre del 2021 si chiudesse con un +1%, cosa che porterebbe il Pil annuale al +6,4%, la crescita acquisita per il 2022 sarebbe già del 2,7%. Una crescita zero o, peggio ancora una flessione, nel primo trimestre ci farebbero gettare alle ortiche un risultato così importante e diventerebbe poi molto difficile arrivare a un rialzo del Pil del 4% come quello indicato nelle ultime previsioni sull’anno in corso. Sarebbe veramente un peccato sprecare questa occasione per colpa di una scarsa attenzione alle difficoltà che le imprese stanno attraversando, in particolare a causa del rialzo del prezzo del gas.
In effetti le imprese che più stanno soffrendo sono quelle energivore: sono così importanti per il Pil complessivo dell’Italia?
Hanno un peso non determinante nella produzione industriale complessiva, ma non vanno sottovalutati gli effetti a catena che possono verificarsi nelle filiere e l’impatto che può avere il prolungato fermo degli impianti piuttosto che la scelta di produrre altrove, se queste aziende hanno stabilimenti fuori dall’Italia. Va disinnescata questa bomba, che per ora sta incidendo solo sulle prime 2-3 settimane di gennaio, ma che rischia di spiazzare la crescita del primo trimestre.
Quali provvedimenti crede siano necessari?
Condivido l’analisi del Centro studi di Confindustria secondo cui bisognerebbe neutralizzare gli effetti del rialzo gas facendo pagare a prezzi concordati d’emergenza l’elettricità, o il gas stesso, ai settori energivori mediante interventi sulle componenti fiscali e para fiscali della bolletta.
Considerando anche il problema della scadenza della moratoria sui prestiti e dei ristori ai settori penalizzati dalle restrizioni per il Covid occorrono decisioni in tempi rapidi…
Non si capisce perché di fronte a un’industria così lanciata e così importante nell’aver garantito la ripresa del 2021, il Governo non avverta l’esigenza immediata di convocare un tavolo urgente per risolvere questi problemi, in particolare quello dell’energia, che è a mio avviso il più importante.
Per quale motivo?
Perché se le filiere si sfilacciano tra di loro potremmo cominciare ad avere problemi analoghi a quelli che si sono registrati in Germania con l’auto. Rischiamo, per esempio, di far rallentare l’edilizia che, pur spinta dal superbonus al 110%, non potrebbe andare avanti senza le piastrelle piuttosto che i componenti metallici. Mi sembra che un Governo pur autorevole come quello attuale stia mostrando, come molti altri esecutivi del passato, una scarsa attenzione alle tematiche manifatturiere per una mancanza di cultura industriale che purtroppo è diffusa nel Paese. Per esempio, non si capisce che serve a poco dare incentivi all’edilizia se non ci sono componenti per portare avanti le ristrutturazioni e le costruzioni. Abbiamo quindi necessità di intervenire molto rapidamente sul tema dei costi dell’energia. E lo dice uno che è ottimista al 100% sulle prospettive manifatturiere del 2022.
Su cosa si basa questo ottimismo?
Guardi, basta pensare che il problema dei costi energetici non è nuovo, era già noto a novembre, mese in cui, secondo l’Istat, la produzione industriale è andata alla grande. A dicembre, l’Indice PMI manifatturiero ha superato le attese. E questo nonostante le sofferenze dei comparti acciaio, carta e ceramica. Tutto ciò vuol dire che il resto dell’industria meno condizionata dalle problematiche energetiche sta andando bene. E credo sia fondamentale avere la possibilità di giocare in 11, e non in 8, l’importante partita per la crescita del primo trimestre. Tra l’altro, ci sono altre ragioni per cui la politica dovrebbe dare più attenzione alle nostre imprese.
Quali?
La prima è che stanno continuando ad assorbire l’inflazione, anziché scaricarla a valle, se non per le vendite all’estero. Questo è un merito delle imprese e il Governo dovrebbe quindi rendersi conto che se si vuole contenere il rialzo dei prezzi occorre consentire loro di non avere i margini completamente erosi da problematiche legate all’energia su cui si può intervenire, a differenza del caso generale delle materie prime. La seconda è che, soprattutto le multinazionali, potrebbero decidere di delocalizzare le produzioni. Come sappiamo, si tratta di scelte su cui è poi difficile tornare indietro.
Tutto questo ci dice anche che occorrono provvedimenti importanti, non dei semplici “aggiustamenti”.
Non possono essere interventi di aggiustamento anche perché i futures sui prezzi del gas sono ormai a livelli alti fino a maggio. Inoltre, le scorte sono scarse, l’inverno non è ancora finito e potrebbero esserci ulteriori difficoltà legate alla necessità di garantire i consumi per il riscaldamento della case.
Questo rende ancora più importante ragionare su un aumento dell’estrazione di gas nazionale…
Abbiamo vissuto per anni in balia di atteggiamenti populistici che hanno rischiato di bloccare la Tap senza la quale oggi la situazione sarebbe stata ancora più grave. Il blocco delle estrazioni è insensato. Va fatto un ragionamento strategico: in questo momento è urgente evitare di bruciare il primo trimestre dell’anno e compromettere la crescita del Paese.
(Lorenzo Torrisi)
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