Nell’indifferenza generale, viste le notizie che giungono dall’Ucraina, si è tenuto domenica scorsa in Bielorussia un referendum costituzionale. Non dovrebbe passare inosservato quanto accade nella ex repubblica sovietica, in quanto proprio da qui sono partite molte delle forze militari russe che ora stanno circondando Kiev. E considerato anche che, come ci ha detto un nostro contatto in Bielorussia, è ormai accertato che truppe del presidente/dittatore Aleksandr Lukashenko stanno partecipando all’attacco contro l’Ucraina. D’altro canto, la Bielorussia è uno stato fantoccio nelle mani di Putin: il referendum è stato condotto sulla falsariga di quanto già fatto dallo stesso Putin per mantenere il potere in modo indefinito, con un pacchetto di emendamenti alla Costituzione: “Lukashenko ha ovviamente vinto, conosciamo il suo metodo, che è quello di truccare ogni elezione”.
Le modifiche, introdotte grazie al 65% di voti favorevoli, estendono il mandato del Parlamento da quattro a cinque anni e introducono l’immunità a vita per gli ex presidenti. È stato inoltre stabilito il limite di due mandati presidenziali per i successori di Lukashenko. L’attuale presidente guida il Paese dal 1994 e, se verrà rieletto, al termine del mandato nel 2025 potrebbe restare in carica fino al 2035. Inoltre, grazie sempre al referendum, la Bielorussia rinuncia alla neutralità, consentendo così il dispiegamento permanente di armi nucleari e di truppe russe sul suo territorio. “Il referendum ha scatenato le più vivaci proteste degli ultimi mesi nel Paese, quasi mille persone sono state arrestate” ci ha raccontato il nostro contatto che dalla scorsa estate è fuggita in Italia e che ha diversi parenti in Ucraina.
Il referendum voluto da Lukashenko è passato a grande maggioranza, solo il 10% circa ha votato no. Come mai?
Il popolo bielorusso è diviso: molti sono andati all’estero, tanti hanno paura, c’è la caccia agli oppositori, quando vengono trovati sono messi in galera. Ma il giorno del referendum ci sono state grandi manifestazioni di protesta, circa mille persone sono state arrestate. Lukashenko poi è in grado di truffare i risultati elettorali.
Come stanno i tuoi parenti in Ucraina? Vivono nella parte peggiore, il Donbass, al confine con la Russia, vero?
La situazione diventa sempre più complicata. Escono di casa o dai rifugi sottoterra solo per respirare, comprare qualcosa oppure per scaldarsi un po’. Mi hanno detto che sono molto preoccupati. Le città dove abitano mio zio e una mia cugina sono circondate dai russi, non si può né uscire né entrare. Grazie a Dio, sono però tutti vivi. Nelle ultime ore i russi fanno maggiormente uso dell’artiglieria il cosiddetto bombardamento a tappeto. Nelle regioni di Kharkiv, Chernihiv, Sumy, Donetsk e Lugansk la situazione è molto difficile. Negli ultimi due giorni il numero delle vittime civili ha iniziato ad aumentare notevolmente.
Sono in corso combattimenti durissimi in quelle zone?
Sono arrivate le truppe cecene. Si spera che non inizino con i massacri, perché sono soldati crudeli e spietati, e questo accresce la paura della gente, che ha bisogno di noi che viviamo fuori della guerra. Si rilasciano troppe fake news, da tutte le parti. E loro guardano tutto e poi naturalmente stanno peggio.
Che situazione vivono?
Dura, durissima. Sto cercando una psicologa per una ragazza ucraina arrivata in Italia e che era stata catturata dai militari russi. Davanti ai suoi occhi hanno ucciso delle persone. Lei invece è stata rilasciata, ma ora si trova in condizioni molto difficili.
A Kharkiv sono atterrati paracadutisti russi e ci sono stati bombardamenti pesanti che hanno ucciso molti civili.
Mia cugina con i suoi bambini è riuscita a fuggire da quella zona insieme ad altre mamme. Ci sono soldati russi morti da tutte le parti, abbandonati, nessuno si avvicina per recuperarne i corpi.
Gli altri tuoi parenti non riescono a fuggire? O non vogliono?
Non vogliono. E anche se adesso avessero cambiato idea, non possono più, i soldati russi stanno occupando tutto quel territorio. In questi anni tanta gente del Donbass si è preparata alla guerra, che lì non è finita mai da quando è cominciata nel 2014. Si sono addestrati, e i medici e la popolazione offrono aiuto ai soldati ucraini, il senso di solidarietà tra gli ucraini è sempre stato molto alto.
I civili che restano hanno intenzione di combattere?
Molti di loro sono armati, ma più che contro i russi sono intenzionati a combattere i traditori e chi fa il doppio gioco.
Cosa intendi?
Quelli che raccolgono le informazioni e poi le rivelano ai militari russi, oppure russi che fingono di essere ucraini e cercano delle informazioni militari.
Dalle notizie che ci arrivano sembra che comincino a scarseggiare medicinali e cibo. Ti risulta?
In alcune città c’è tutto il necessario, in altre no. I negozi spesso aprono per qualche ora e si formano sempre delle lunghe file. Vedo messaggi, foto dagli insediamenti di confine nel Donbass, di queste piccole città non resta quasi nulla. Da lì arrivano notizie di persone che chiedono di uscire con dei corridoi umanitari, perché non hanno più cibo e i bombardamenti non si fermano. Se a Kiev le persone hanno un po’ più di cibo in casa, nel Donbass le persone sono molto povere. E le persone di solito non hanno più di una scorta di cibo per pochi giorni. Non c’è stata acqua a Donetsk negli ultimi giorni.
Dove vivono i tuoi parenti c’è ancora cibo?
Sì, poca roba, ma l’essenziale ancora c’è. I miei zii, come molta gente nata e cresciuta in epoca sovietica, mantengono delle scorte strategiche, perciò non hanno ancora bisogno dei negozi. E’ una generazione abituata alle privazioni, alle difficoltà, perché i russi hanno sempre perseguitato la popolazione ucraina del Donbass. Per questo hanno imparato a sopravvivere. E, naturalmente, è molto difficile sentire che la guerra è stata dichiarata per proteggere la popolazione del Donbass e la popolazione di lingua russa, quando il sindaco di Kharkov ha parlato in russo ai suoi cittadini, sul fatto che le autorità non possono consegnare il pane ai rifugi antiaerei, perché i camion del pane vengono colpiti. Se questa guerra continua ancora per qualche giorno, una settimana, ci sarà una vera e propria crisi umanitaria nelle grandi città. La linea di contatto che era nel Donbass è scomparsa. Ora i militari si spostano costantemente da due parti: avanti e indietro. E sparano in tutte le direzioni.
(Paolo Vites)
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