Ciak, si gira (e si paga). Al netto del difficilissimo momento attuale e dell’inquietante ombra di un lockdown di ritorno, Napoli si conferma un set naturale, forse il più importante del Paese, in grado di attrarre moltissime produzioni cinematografiche e televisive. Prosegue, insomma, quel trend che non più tardi di un paio di anni fa, portò Le Nouvel Observateur – con un pezzo a firma di Marcelle Padovani – a incoronare il capoluogo partenopeo quale nuova “capitale” del cinema italiano. Significative, in tal senso, furono, tra le tante in merito, le parole del regista D’Alatri, che dal set della serie televisiva “I bastardi di Pizzofalcone” affermò: “Qui sono tutti attori nati: ho visto circa 1300 comparse, sono tutti perfetti”. 



D’ora in avanti, tuttavia, le case di produzione intenzionate a girare documentari, film e spot pubblicitari all’interno delle strutture del Comune di Napoli avranno dei costi da sostenere analiticamente indicati in un tariffario ad hoc predisposto, sulla scorta di quanto analogamente avviene a Roma o Milano. Palazzo San Giacomo con il nuovo bilancio di previsione 2020-22 ha, infatti, deciso di “introdurre nuove tariffe per le riprese fotografiche e cinematografiche” all’interno delle sue strutture comunali di pregio. I costi giornalieri saranno differenziati a seconda che si tratti di un documentario a carattere scientifico, di un film o di una serie Tv, oppure una pubblicità.



La delibera non va a toccare le produzioni cinematografiche che girano film in strada, per le quali vale un diverso sistema e che continueranno a beneficiare di sgravi e agevolazioni, nell’ottica della promozione delle bellezze della città, che è poi già di per sé un valore aggiunto attesi i notevoli costi risparmiati (tra i 20 e i 40 mila euro) per uno spot promozionale della città in una fascia oraria di punta sui canali televisivi nazionali.  A tacer poi di tutto il notevole l’indotto conseguente.

Insomma, non si è lontani dal vero, anche alla luce di quanto si diceva, se si afferma che la produzione cinematografica, teatrale e musicale, oltre a costituire – lungi dai triti luoghi comuni – una delle più rilevanti cifre identificative della città, ne rappresenti, ormai, anzi, anche uno dei primi fattori di produzione economico-industriale. Qualche tempo fa l’assessore comunale della giunta De Magistris e prossima candidata alla carica di sindaco, Alessandra Clemente, ebbe, in proposito, a dichiarare: “La nostra è la città più giovane d’Europa e vive essa stessa una rigenerazione che è soprattutto culturale. E la cultura è l’arma più forte che possiamo avere”. Tra i primi set a ripartire quello di Edoardo de Angelis con il suo “Natale in casa Cupiello” , interamente girato a Napoli, con Sergio Castellitto nei panni di Eduardo de Filippo, nonché quello di Mario Martone e  il suo “Qui rido io”, pellicola sulla vita privata ed artistica Eduardo Scarpetta, padre naturale del grande Eduardo, interpretato da Toni Servillo. 



Il 21 settembre, sempre nel capoluogo partenopeo, proprio nel cuore della città, tra Castel dell’Ovo e dintorni, sono iniziate le riprese di “L’Ombra di Caravaggio”, un film scritto, diretto e interpretato da Michele Placido, con Riccardo Scamarcio nei panni del celebre artista. Ed è, ancora, in questi ultimi giorni che Piazza del Plebiscito ha ospitato le riprese dell’ultima pellicola, autobiografica, di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”. Uno dei più noti galleristi londinesi, se non europei, di arte contemporanea, Thomas Dane, che qui, in via Crispi, ha aperto uno spazio espositivo (che funge anche da residenza d’artista) ha dichiarato: “Napoli, di cui amo l’imperfezione, ha qualcosa di esotico, ma non credo sia fatta solo di tradizione”.

I motivi di questo notevole appeal che la città continua a esercitare sul mondo del cinema sono diversi certo, non è semplice elencarli, né dire quale prevalga. Un dato però sembra costante, e in ciò si pensi anche a “Napoli Velata” di Ozpetek o a “Martin Eden” di Pietro Marcello: gli occhi rimangono incollati alle sequenze delle varie pellicole per la bellezza della fotografia, che riproduce immagini e sensazioni proprie, anche odori, di una reale passeggiata nei vicoli e nelle sue stratificazioni architettoniche, almeno per chi ha occhi e sensibilità per coglierle.