I prezzi del gas, dell’elettricità e della benzina sono calati e potrebbero restare su questi livelli anche nell’immediato futuro. È vero che ci sono molto incognite, a cominciare dalle guerre in corso, che potrebbero cambiare la situazione, ma i mercati sembrano aver assorbito la tempesta che all’inizio del conflitto tra Ucraina e Russia aveva preoccupato governi e consumatori europei. Il passaggio al mercato libero per gas ed elettricità, alla fine, non dovrebbe comportare scostamenti importanti nelle nostre bollette, almeno per il momento. L’Italia, però, spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, deve cercare di diminuire la sua dipendenza dall’estero diversificando il suo approvvigionamento: bene le rinnovabili, che possono concorrere a raggiungere l’obiettivo, ma bisogna pensare pure al nucleare, così come al mantenimento delle centrali al carbone moderne.



Gas, energia elettrica e benzina; com’è l’andamento del mercato attualmente e cosa possiamo aspettarci almeno per il prossimo futuro?

Cominciamo dalla benzina. Un anno fa una delle prime grande del governo Meloni era quella del ritorno alla normalità relativamente alla tassazione sulla benzina, perché c’era stato uno sconto di 30 centesimi sulle tasse dopo che era iniziata la guerra nel febbraio 2022. Finito lo sconto il prezzo era arrivato intorno a 2 euro al litro. Adesso siamo a 1.75, anche se negli ultimi giorni è risalito un po’. Nonostante tre guerre in corso i valori della benzina e del gasolio sono bassi: 10% in meno dei picchi conosciuti un anno fa. E questo ha aiutato il calo dell’inflazione. Stiamo sui fondamentali: le spese per l’energia delle famiglie sono soprattutto per la mobilità, se ogni anno una famiglia tipo prende mille litri di benzina o gasolio, la spesa è intorno ai 2mila euro. Ci sono tre guerre in corso, in Ucraina, a Gaza e nel Mar Rosso, caratterizzata dagli attacchi alle navi da parte degli Houthi e, nonostante ciò, i prezzi sono relativamente bassi. Nell’ultima settimana siamo saliti da 75 a 80 dollari al barile ma eravamo a 120 immediatamente dopo l’esplosione della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2022.



Quindi l’andamento è abbastanza favorevole alle nostre economie: quali sono le ragioni che hanno portato a questa situazione?

Le cose stanno andando bene perché esiste tanta offerta di energia. Di petrolio, grazie alla produzione USA, al Brasile che sta entrando con forza nel mercato, e grazie al contrabbando della Russia. Pensavamo che l’embargo contro Mosca potesse incagliare il mercato e invece non è successo niente. Poi c’è la frenata dell’economia cinese più la recessione in Europa: domanda che frena, offerta che sale, prezzi del petrolio che calano. La politica non incide più come in passato.



Per la benzina dobbiamo aspettarci che questa tendenza continui?

Il minimo dovremmo averlo raggiunto, credo che rimarremo su questi valori. Un calo lo escludo perché la domanda continua a salire, l’Opec ha ridotto la produzione e la Cina dovrebbe riprendersi. E anche perché manca capacità di raffinazione. Poi bisogna vedere le guerre: non incidono tutte come prima ma creano qualche tensione. In Medio Oriente, per quanto remoto, un rischio di allargamento del conflitto c’è: avrebbe una conseguenza devastante. Difficile pensare a un’escalation che coinvolga l’Iran, ma Teheran dà soldi agli Houthi e sostiene Hamas: la possibilità c’è. Quello che potremmo aspettarci, comunque, è una stabilità dei prezzi tendente al rialzo.

Anche la grande preoccupazione per i prezzi del gas, soprattutto a livello europeo, nelle prime fasi della guerra russo-ucraina è un po’ scemata. Su questo fronte come sta andando il mercato?

Per il gas i prezzi stanno scendendo, ma sono un decimo dei picchi raggiunti a settembre 2022: siamo sempre del 30% sopra alle medie di lungo termine. Rispetto ai livelli prepandemia siamo ancora più alti. La situazione è tranquilla: domanda in Europa non ce n’è, la guerra è in corso mai i flussi dalla Russia continuano, abbiamo avuto tanto gas dall’Africa, il gas liquido, le scorte piene. Tutto questo concorre al calo del prezzo del gas, una situazione destinata a continuare anche per il prossimo anno.

Se il gas scende lo stesso succede per l’elettricità?

Il prezzo del gas porta con sé anche quello dell’elettricità (la maggior parte dell’energia elettrica è prodotta con il gas) dovrebbe trascinarlo al ribasso. L’Autorità per l’energia ha appena annunciato un calo del 10% per l’elettricità, facendo notare che, oltre alla diminuzione del gas, vanno tenute in considerazione la maggiore produzione dei laghi idroelettrici e del nucleare francese. E l’apporto delle fonti rinnovabili dovrebbe continuare ed essere un elemento di aiuto. Il tutto disegna un quadro di riduzione dell’inflazione, spinta dall’energia: una buona notizia per l’Italia, che essendo uno dei Paesi più indebitati ha il grosso problema di finanziare il costo del debito con alti tassi di interesse.

Una delle grandi novità di quest’anno è il passaggio dal mercato tutelato a quello libero. Un cambiamento che le famiglie faticano ancora a capire e che preoccupa in termini di costi. Quali saranno le conseguenze di questa variazione?

La gente deve capire che l’energia è un servizio che comporta una complessità, che si riflette anche nelle bollette. Detto questo non ci si deve assolutamente preoccupare: se qualcuno non fa niente non gli verrà certo tagliata la luce. Proprio la volontà di dare garanzie ai consumatori, per me quasi esagerata, è all’origine di questi passaggi. La fine del tutelato venne introdotta nel 2007, per difendere i consumatori dal passaggio al libero si è optato per una soluzione temporanea, durata diversi anni. Nel 2017 abbiamo deciso che tutto sarebbe cambiato nel 2019, ma poi non abbiamo fatto altro che rimandare.

Ora invece cosa succederà?

Adesso per fortuna abbiamo scelto l’Europa che ci ha imposto attraverso il Pnrr di fare delle riforme, una delle quali è finalmente di fare questo passaggio. Sul gas chi non è anziano o povero ed è rimasto sul mercato tutelato continuerà a restare con il solito fornitore che cambierà loro il tipo di contratto, senza variazione di prezzo perché saranno obbligati a fare un contratto Placet, uguale a quello precedente tutelato. Stessa cosa per l’elettricità, il cui passaggio è fissato per il 1° luglio. Chi non fa niente, cioè non si muove autonomamente per cambiare contratto, avrà la stessa bolletta inviata da un nuovo fornitore. Se non lo sceglie il cliente lo farà il mercato con il meccanismo delle aste. Potranno esserci cali, mentre aumenti non ce ne saranno. Se ci saranno delle variazioni delle tariffe di alcuni componenti saranno nell’ordine di mezzo centesimo per kilowattora: la tariffa, in calo, sarà intorno ai 25 centesimi. Se il prezzo salirà o scenderà sarà per le ragioni dette prima, legate al mercato internazionale: una tempesta in un bicchiere d’acqua.

L’Italia come è messa in termini di approvvigionamento energetico? A quali scelte sarà messa di fronte per assicurarsi un futuro senza problemi sotto questo punto di vista?

Da 50 anni cerchiamo di ridurre la nostra dipendenza dall’estero: siamo passati dall’83 al 75%. Avevamo un’abbondante produzione di gas mentre ora sta crollando. Non cambierebbe molto cambiarla di 5-10 miliardi di metri cubi, ma il fatto che non ci riusciamo è indicativo di una realtà sconfortante, che ci porta a pagare di più l’energia. Un aspetto che incide anche sulla povertà: in Italia ci sono 4 milioni di persone che non riescono a pagare le bollette e che fanno fatica a muoversi. Possiamo parlare di produzione nazionale di gas, di rinnovabili che sono belle ma contano poco, possiamo parlare di nucleare, ma uno dei dati più impressionanti dell’attuale congiuntura è che le nostre importazioni di elettricità raggiungeranno quest’anno nil nuovo record storico vicino a 50 miliardi di kilowattora su 300 che consumiamo. E’ il 17%, che in gran parte arriva dal nucleare francese. Per un Paese moderno, industrializzato, manufatturiero è indicativo di una strutturale debolezza sul fronte energetico.

Per ovviare a questa carenza cosa dovremmo fare?

Insistere sulla produzione nazionale di gas. E anche quella di petrolio. Non aver fretta a chiudere le centrali a carbone, che sono moderne, aiutano la diversificazione anche se emettono anidride carbonica: a livello globale non cambia niente perché in questo contiamo pochissimo. Proseguire come tutti dicono nella sviluppo delle fonti rinnovabili e riaprire il discorso del nucleare., cercando però non di pensare al lungo termine, alla fusione o ai reattori piccoli ma anche a quelli esistenti di grandi dimensioni come quelli costruiti negli Emirati Arabi Uniti.

(Paolo Rossetti)

 

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