DA TOKYO, GIAPPONE – Durante la conferenza stampa del 4 gennaio per la ripresa dei lavori del parlamento giapponese, il Primo Ministro Yoshihide Suga ha dettato l’agenda del governo per l’anno 2021. Al centro dell’attenzione ovviamente sono state le politiche in atto per la questione Covid-19, dopo un aumento dei contagi nel periodo natalizio, con un dato record di 4.500 casi nel solo 31 dicembre di cui ben 1.000 a Tokyo.



Un dato preoccupante che costringe il governo a valutare un nuovo stato d’emergenza che potrebbe essere annunciato a breve. Il motivo dell’aumento dei casi, ha dichiarato il primo ministro, è dovuto principalmente all’intensificarsi della vita notturna. Se nel resto del paese le attività notturne hanno registrato un calo di presenze, a Tokyo e nelle prefetture adiacenti (Saitama, Chiba e Kanagawa) la gente ha continuato ad uscire. Immediati i provvedimenti del governo, che però per questioni costituzionali si può solo limitare a “consigliare” di non uscire, senza poter imporre divieti veri e propri.



La notizia sulla possibilità di uno stato d’emergenza è stata ben accolta dai governatori dell’area di Tokyo, prima fra tutti Yuriko Koike, governatrice della capitale, che da diversi giorni spinge per una chiusura per limitare il diffondersi dell’ormai quarta ondata.

Il primo ministro Suga ha inoltre dichiarato che il governo sta lavorando per accelerare l’approvazione del vaccino e la conseguente distribuzione alla popolazione. Il governo dovrebbe ricevere i dati relativi al vaccino Pfizer entro febbraio e se tutto dovesse essere autorizzato si procederà alla distribuzione a partire dal mese successivo, dando la priorità al personale medico e anziani. Un programma ben in ritardo rispetto a molti altri paesi nel mondo, ma non c’è da stupirsi considerando che il Giappone è il paese con il più basso tasso di fiducia sui vaccini e il governo si aspetta una scarsa risposta della popolazione nei confronti di quello per il Covid-19.



Ulteriore giro di vite anche per chi deve viaggiare. Dal 28 dicembre le frontiere sono state ulteriormente chiuse e i visti lavorativi già concessi sono attualmente sospesi. Mentre per i viaggiatori domestici, la campagna GoTo Travel che vuole incentivare il turismo nelle zone depresse del Giappone è stata sospesa fino all’11 gennaio, ma ci sono poche possibilità che venga rifinanziata.

Ultimo grande tema non ancora affrontato sono le Olimpiadi. Dopo il rinvio dell’edizione che si doveva tenere a luglio 2020, Suga ha sempre dichiarato fermamente che i Giochi si terranno sicuramente entro il 2021, anche a costo di attuare controlli molto serrati. Attualmente i Giochi sono previsti per il 23 luglio 2021, ma con cerimonie di apertura e chiusura ridotte all’insegna della semplificazione.

Insomma, il Giappone ha gestito l’emergenza Covid-19 in un modo del tutto atipico. Sin dall’inizio della pandemia (verso marzo) sono stati effettuati pochissimi tamponi per non creare una situazione di panico. Alla popolazione non sono mai state imposte vere e proprie restrizioni, solo tanti consigli e avvertimenti che comunque sono stati seguiti diligentemente da tutti. Le aziende hanno poi inaspettatamente incentivato e facilitato lo smart working, cosa non da poco in un paese in cui gli appartamenti per una famiglia di quattro persone sono mediamente sotto i 50 metri quadri.

Infine molte risorse economiche sono state spese a favore di chi ha più risentito della chiusura. Già a maggio il precedente primo ministro Shinzo Abe ha distribuito 100.000 Yen (circa 850 euro) ad ogni individuo residente in Giappone e sostenuto le aziende in difficoltà con sussidi che arrivano fino al 130% del salario del dipendente. Tale politica è stata poi portata avanti dall’attuale primo ministro Suga con l’estensione di finanziamenti già attivi e l’introduzione di nuovi incentivi per il turismo.

Nonostante le pesanti conseguenze sull’economia, l’impatto sul turismo e la pressione di tutto il mondo diplomatico, in Giappone l’unica vera misura decisamente rigida ma efficace è stata la chiusura praticamente totale delle frontiere, azzerando il flusso di turisti e businessmen in ingresso da ormai quasi un anno. Un provvedimento che è stato molto criticato e sul quale molti hanno fatto pressioni per un allentamento delle restrizioni, ma appunto, l’immunità di gregge e la chiusura totale del paese sono forse state le uniche armi vincenti di questo paese, nel bene e nel male, come la storia insegna.

Leggi anche

VACCINI COVID/ Dalla Corte alle Corti: la neutralità che manca e le partite aperteINCHIESTA COVID/ E piano pandemico: come evitare l’errore di Speranza & co.INCHIESTA COVID BERGAMO/ Quella strana "giustizia" che ha bisogno degli untori