TOKYO – I giapponesi difficilmente abbandonano la strada vecchia e le scelte sono sempre all’insegna della continuità. Questo è quello che è successo lunedì scorso, quando il Partito Liberale Democratico (Ldp) ha eletto quasi all’unanimità Yoshihide Suga alla guida del partito, quale successore di Shinzo Abe dopo le sue dimissioni a fine agosto per motivi di salute. Mentre ieri si è espressa la Dieta (il Parlamento) con un voto quasi scontato, nominando Suga primo ministro, incarico che manterrà (teoricamente) fino alle prossime elezioni nell’autunno del 2021. Sì, perché c’è già chi parla di elezioni anticipate.



Suga è quindi la versione 2.0 di Abe e la “Suganomics” sarà la fedele continuazione dell’Abenomics. Come ha dichiarato infatti nel suo discorso di insediamento, il neoeletto primo ministro intende portare avanti tutte le politiche intraprese dal suo predecessore, riconfermando quasi tutti i ministri del precedente esecutivo.



Se Abe ha raggiunto il record del primo ministro più longevo della storia giapponese, a Suga spetta la medaglia d’oro nel campionato dei capi di gabinetto. Abe si è infatti tenuto stretto il suo fedele segretario in ogni sua fase politica e Suga l’ha diligentemente servito lungo tutta la sua carriera, anche nei momenti bui, come quando nel 2007 Abe lasciò l’incarico per gli stessi motivi di salute, ma forse per dribblare qualche problema di corruzione.

Suga è un tipo tenace, dal carattere forte e il fisico asciutto. Inizia le sue giornate all’alba con cento flessioni e nello stesso modo le conclude. Nel mentre passa da una conferenza stampa all’altra e lavora instancabilmente fino a tarda notte. Informato di tutti i segreti di palazzo, ha saputo controllare la stampa sempre a suo favore, verificando personalmente ogni informazione passata ai mezzi d’informazione. È il perfetto secondo, insomma, quello che lavora dietro le quinte e tesse legami fitti con tutti, dentro e fuori dal paese.



Suga non ha alcuna tradizione politica in famiglia, il che lo rende unico nello scenario politico nazionale. Nato in una famiglia di agricoltori nella prefettura di Akita, nel nord del paese, a differenza dei suoi compagni di partito si è costruito la sua carriera politica da zero. In Giappone quasi tutti i politici sono figli d’arte. Lo stesso Abe è cresciuto in una famiglia che molto ha contribuito alla storia del paese. Suo nonno materno Kishi Nobusuke è stato primo ministro tra il 1957 e il 1960 e il suo prozio Eisaku Sato dal 1964 al 1972, periodo durante il quale fece aderire il Giappone al Trattato di non proliferazione nucleare, per il quale gli venne conferito il premio Nobel per la pace nel 1974.

Yoshihide Suga eredita una situazione per niente facile dal suo mentore. Ovviamente ha dichiarato che la sua priorità sarà la ricostruzione economica del paese, letteralmente frantumato dal Covid-19. Come prima cosa cercherà di rilanciare i consumi per contrastare un Pil in discesa, che nel secondo semestre 2020 ha registrato un calo del 7,8% rispetto all’anno precedente. Il risultato peggiore degli ultimi cinquant’anni e il peggiore in Asia.

Suga avrà poi da gestire la questione delle Olimpiadi, grande sogno di Abe, per il momento rinviate nel 2021, ma ancora aperta. E poi, i problemi sociali di sempre, con una popolazione che ha il più rapido tasso d’invecchiamento e con il macigno di un debito pubblico enorme.

Insomma, Yoshihide Suga rappresenta sicuramente la scelta più scontata e meno rischiosa in questo momento di forte recessione e crisi mondiale, ma la storia del Giappone non è poi stata così tanto influenzata dalla sua classe politica, quanto da un popolo forte e stoico, che ha sempre saputo rialzarsi anche nei momenti più drammatici della storia.