TOKYO – Una vittoria schiacciante per la governatrice di Tokyo Yuriko Koike che domenica scorsa ha vinto le elezioni per il suo secondo mandato raccogliendo più del 74% dei voti. Oltre 3,6 milioni di persone hanno votato la Koike, quasi un record storico. Molto ha sicuramente contribuito la gestione dell’emergenza Covid, che come in tutto il mondo ha cambiato la percezione sui governanti. Anche la scarsa proposta delle liste alternative che non hanno saputo proporre un candidato di livello ha lasciato il campo libero per la governatrice uscente.



La Koike, 67 anni, prima donna a governare l’area metropolitana di Tokyo dal 2016, ha corso con una lista indipendente, battendo 21 sfidanti, tra cui Kenji Utsunomiya, 73 anni, ex capo dell’associazione nazionale degli avvocati e Taro Yamamoto, 45 anni, ex attore a capo del partito anti-establishment Reiwa Shinsengumi. L’affluenza alle urne è stata del 55,0%, in calo di 4,73 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni di luglio 2016.



Gestire il momento drammatico del Covid ha fatto emergere in tutto il mondo l’aspetto umano dei governanti e normalmente l’apprezzamento è salito per ognuno di loro. È successo con il premier Conte in Italia che in piena emergenza ha visto aumentare la sua popolarità (dopo un po’ meno, forse) o con la cancelliera Merkel, che grazie al Covid ci siamo accorti che non solo è una governante di ferro, ma è anche una scienziata con un dottorato in chimica quantistica ed era a suo agio nelle foto che la riprendevano ad analizzare vetrini al microscopio.

Anche la Koike non è stata da meno in questo frangente e la gestione dell’emergenza coronavirus sembra averle dato una bella spinta, con il 60% degli elettori che hanno valutato favorevolmente il suo operato.



L’area metropolitana di Tokyo è una delle 47 prefetture del Giappone e contra quasi 40 milioni di abitanti, in fondo poco meno dell’Italia se ci pensiamo. Il Pil di questa prefettura contribuisce per circa il 20% a quello nazionale e se fosse un paese autonomo sarebbe l’equivalente pressoché della Spagna o dell’Olanda. Parliamo di numeri importanti che la Koike ha ben gestito in questo periodo di emergenza, talvolta oscurando il premier Shinzo Abe, accusato di essere stato poco reattivo soprattutto nella gestione delle Olimpiadi. Ha inoltre sempre ben comunicato la sua politica, sia in giapponese che in inglese – perfetto peraltro – stando vicino alla gente, sostenendo un’economia importante ma sempre controllando il livello di contagi.

La Koike, classe 1957, dopo una laurea in sociologia conseguita all’estero nel 1976 e un periodo come interprete e giornalista entra in politica nel 1993 come membro della Camera dei Rappresentati nell’ala conservatrice liberale. Più volte ministro in varie legislature, si unì nel 2002 al Partito Liberal Democratico (Ldp), l’attuale partito del premier Abe, ma ne uscì per correre alle elezioni da governatrice di Tokyo con un suo partito indipendente. La vittoria schiacciante in queste ultime elezioni è stata anche dovuta all’appoggio del Partito Liberal Democratico, che non ha presentato un suo candidato ma ha appoggiato la sua candidatura. Una donna dal pugno duro, soprattutto nei confronti della Yakuza, la mafia locale, imponendo controlli più serrati nei pachinko, le sale gioco giapponesi, e nei quartieri notturni come Kabukicho.

La Koike ha quindi vinto facile e si è aggiudicata un secondo mandato fino al 2024. Si troverà presto a gestire una nuova ondata di contagi e la realizzazione (speriamo) delle Olimpiadi nel 2021, ma l’appuntamento importante del prossimo anno sarà il termine dell’incarico dell’attuale premier Shinzo Abe, il  primo ministro più longevo di sempre. Una premier donna sarebbe una svolta notevole per un paese conservatore come il Giappone.