Attacchi senza sosta. Uno dei quali avrebbe ucciso Hashem Safieddine, indicato come probabile successore di Nasrallah alla guida di Hezbollah. Attacchi che Israele conduce anche nella zona del principale valico che collega Libano e Siria, attraverso il quale negli ultimi dieci giorni sono passati 300mila sfollati in fuga dalle loro case, prese di mira dalle operazioni militari ordinate da Tel Aviv. La giustificazione, in questo caso come negli altri, è quella di bloccare Hezbollah, che userebbe il confine siriano per trafficare in armi.
In realtà, spiega Mounir Khairallah, vescovo maronita di Batroun, chi paga le conseguenze di tutto ciò sono soprattutto i civili e la guerra ordinata da Netanyahu è contro tutto il Libano, senza distinzioni. Dai cristiani sale la richiesta di un cessate il fuoco immediato e di trattative che puntino finalmente all’applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che nel 2006 stabiliva il cessate il fuoco e il rispetto della zona che si trova fra la Linea Blu, che divide Libano e Israele, e il fiume Litani, area nella quale non ci deve essere personale armato.
L’obiettivo dichiarato di Israele in Libano, come con Hamas a Gaza, è colpire in modo irreparabile Hezbollah. Anche in questo caso, le operazioni finiscono per non essere affatto mirate, colpendo soprattutto la gente comune?
La situazione è che gli israeliani continuano a bombardare il sud del Libano, la Bekaa e la periferia sud di Beirut. Dicono che prendono di mira posti che hanno a che fare con Hezbollah, ma la realtà è che stanno bombardando tutto: i civili stanno pagando a caro prezzo le loro iniziative. Per questo motivo condanniamo tutte queste azioni, non solo i bombardamenti, ma anche le incursioni alla frontiera sud. Quello che sta succedendo è inaccettabile. Le persone continuano a fuggire da questo inferno, soprattutto dirigendosi verso nord: cerchiamo di dare loro una degna accoglienza, ma andandosene dalle loro abitazioni devono sopportare un peso molto grande. E noi con loro. Tutti noi libanesi non vogliamo la guerra, chiediamo che a livello internazionale si faccia di tutto perché Israele si convinca del cessate il fuoco e si dia inizio a dei negoziati per una soluzione pacifica.
C’è qualche spiraglio per evitare altri morti e distruzioni?
Netanyahu non vuole smettere, come si fa a convincerlo non lo so: solo gli americani possono reagire e fare pressione su di lui e su Israele. Quello che succederà nei prossimi giorni rimane comunque un’incognita.
I rapporti con gli sciiti, con Hezbollah, quali sono? Ogni tanto qualcuno, anche da parte cristiana, li accusa di aver portato il Libano in questa situazione. È così?
Politicamente qualcuno cerca di dire che i cristiani sono contro Hezbollah, provando a presentare questa situazione come se fosse un conflitto confessionale. Ma non è così. C’è qualcuno che lo pensa, ma di certo non la grande maggioranza dei libanesi. Chi viene attaccato e bombardato è il Libano in quanto Libano, per questo motivo tanti innocenti muoiono. E questo non possiamo accettarlo. Non è una questione di sciiti, sunniti, musulmani e cristiani; sono i libanesi, tutti i libanesi, che subiscono la tragedia dei bombardamenti israeliani. Questo deve essere chiaro: tutti noi, come libanesi, condanniamo le incursioni e gli attacchi. Non dobbiamo entrare in prospettive che fanno distinzioni all’interno del Libano. Noi, in quanto Chiesa, in quanto cristiani, non accettiamo tutto questo. Gli israeliani bombardano tutto il Libano, anche se dicono di colpire solo i posti occupati da Hezbollah: da qualche parte succede questo, ma in generale non è così.
Intanto dal sud continua ad arrivare la fiumana dei profughi, molti dei quali sono musulmani. Come procede l’accoglienza da parte delle comunità cristiane?
Li accogliamo senza nessuna distinzione, nelle sale parrocchiali, nelle scuole, in tutti gli spazi che abbiamo a disposizione, nelle strutture ecclesiali come in quelle civili. Cerchiamo di stare loro vicini per quanto possibile in questa situazione drammatica. Vengono ospitati anche nelle case private, anche se lì non ci sono tante possibilità: la gente è a zero, non ha risorse.
La strada per mettere fine ai bombardamenti quale potrebbe essere? Applicare le risoluzioni dell’ONU sul Libano e riconoscere un cuscinetto al confine tra i due Paesi?
Bisogna applicare la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU 1701. La frontiera sud del Libano deve essere controllata dall’esercito libanese e non da altri. Vogliamo l’applicazione completa e totale della risoluzione, non solo da parte del Libano, naturalmente, ma anche da parte di Israele, che deve smettere di entrare in Libano e di bombardarlo.
(Paolo Rossetti)
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