Bolivia, Colombia e Cile ritirano gli ambasciatori da Israele e anche il Brasile condanna l’azione militare israeliana in risposta al genocidio, mentre il Sudafrica giunge a denunciare Israele alla Corte internazionale di giustizia affiancandosi al Cile.
Israele è certamente il primo bersaglio, ma la posta in gioco è la ricerca di un progressivo indebolimento della leadership Usa nel mondo.
Anni e anni di unipolarismo – ossia di non ricerca da parte nordamericana di un sistema di alleanza fondato sull’egemonia anziché sul dominio economico e militare – stanno provocando un bradisismo delle relazioni internazionali che sembra inarrestabile.
La Guerra fredda era un miracolo di equilibrio internazionale perché permetteva lo svolgersi di guerre locali e di guerre asimmetriche senza mai superare il confine di un ordine mondiale che era tale perché fondato sul terrore atomico. Un ordine pericoloso appeso a un filo: ma pur sempre un ordine, perché la costante sfida dell’Urss agli Usa non consentiva slittamenti dei sistemi di alleanze. Budapest, Praga e già negli anni Cinquanta gli operai di Berlino dovevano essere schiacciati, così come lo erano le democrazie cilena e argentina e si poneva in essere un pericolo di bradisismo di rottura dell’equilibrio del terrore. Oggi tutto è mutato.
Quello che gli sciocchi neoliberisti unanitaristi pensavano fosse un mondo pacificato per sempre e quindi senza storia è divenuto il mondo che non ha più baricentri egemonici, ma solo delle piccole e medie potenze che non hanno più argini e confini nelle loro ambizioni: la potenza, che è il punto archetipale del mondo, non solo non è più in grado di integrare nel suo sistema nuove potenze alleate, ma perde continuamente pedine della scacchiera mondiale, che sempre più cercano un nuovo sistema che le sciolga da legami che sentono ormai non più sopportabili.
Ebbene, non vi è una ragione economica e neppure militare che possa razionalmente spiegare questo processo di scioglimento dei legami internazionali che è in corso. Non è pensabile fuoriuscire dal dominio del dollaro, così come è impossibile ipotizzare un sistema internazionale che si fondi sulla democrazia internazionale dove uno Stato come il Togo conti nelle decisioni come la Francia o la Germania e tanto meno gli Usa.
Il problema è che nessuna egemonia, ossia nessuna leadership culturale-politica, può oggi sostituire quella che per mezzo secolo ha dominato il mondo, ossia gli Usa. Ma questo non è manifesto dinanzi alle élites che governano il sistema di Stati che si sta sfarinando dinanzi ai nostri occhi sprofondando il mondo in un disordine permanente. I genocidi antisemiti e gli attacchi degli Houthi alle navi che assicurano il commercio mondiale nel Mar Rosso sono tutte manifestazioni dello stesso braciere sempre acceso che dall’Ucraina divampa nel mondo.
In Africa i fuochi erano accesi da tempo, ma il disprezzo eurocentrico non ne aveva avvertito il pericolo che essi portavano con sé, disvelando l’assenza di un ordine mondiale che non vedevamo. Ora quell’assenza ci precipita addosso.
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