Caro direttore,
il primo febbraio scorso è stato il terzo anniversario del golpe dei militari che ha imposto la dura legge delle armi sul proprio popolo. Il mondo a quell’epoca (2021) era concentrato sul Covid e la violenza ha avuto gioco facile nel prendere il sopravvento. In altro momento sarà bene riflettere sulle dinamiche di questa storia, che costringe ancora oggi 60 milioni di persone a vivere nel più grande lager a cielo aperto che si conosca. Tre anni di terrore di cui c’è un solo paragone in tempi recenti: il regime ultra-maoista dell’Albania di Enver Hoxa.



Ma veniamo ad oggi. Il regime è in crisi totale ma non crolla. Ormai controlla veramente solo le città. Fuori è terra di nessuno. I confini sono in mano alle milizie etniche che controllano sia le strade di collegamento con la Cina che con l’India. Cosa avvenga realmente in quei territori non è dato sapere. Non ci sono fonti imparziali. Potrebbe essere vero tutto e il contrario di tutto. Una cosa è certa: l’esercito non controlla nulla alle frontiere. Ma senza andare lontano, io stesso non mi arrischio ad uscire da Rangoon perché potrei saltare con la mia auto su una mina, oppure essere fermato a un posto di blocco dell’esercito o della resistenza. L’esito in entrambi i casi non sarà una pacca sulle spalle.



La crisi del regime ha un’origine. Le perdite militari sul campo. Pur disponendo di armi pesanti (carri armati, cannoni), aviazione e marina, alla lunga non si può reggere se gli avversari sono motivati. Questa guerra di logoramento ha due implicazioni: perdite umane e attrezzature militari perse. Tutto ciò ha due conseguenze: lo stato di emergenza è stato nuovamente prorogato con l’obbligo del servizio militare dai 18 ai 35 anni. Uno stato di emergenza che si protrae per tre anni ha un solo significato: il dominus non controlla il Paese e lo dichiara. E qui una domanda sorge spontanea: ma ha mai avuto interesse o volontà di governare con una prospettiva di lungo termine? O gli interessa solo depredare il  Myanmar delle sue risorse, trasferendo a Singapore i relativi proventi?



L’altro elemento critico che citavo è il servizio militare obbligatorio per tutti dai 18 ai 35 anni. Questo era inevitabile, visti i molti soldati morti negli scontri con la Resistenza. Ma questo provvedimento impatta drammaticamente su tutte le famiglie. I giovani per lo più si erano già dati alla macchia. Ora riguarda tutti. Anche i padri di famiglia. Cosa succederà? Anche da un punto di vista economico: chi lavorerà i campi o nelle fabbriche? chi procurerà il cibo nelle giovani famiglie? Nota bene: pochi hanno un documento che stabilisce la data di nascita. Perciò…. “todos caballeros”. La Chiesa cattolica continua a sostenere i poveri, ma poco può davanti all’immenso bisogno che ha di fronte. Mi giungono echi del grande lavoro nell’arcidiocesi di Mandalay e nelle diocesi di confine. Leggo però negli occhi degli operatori di carità la disperazione!

Cosa potete fare voi? Bloccate ogni canale bancario possibile, specie su Singapore. Senza soldi questi saranno costretti ad arrendersi. La moneta locale ormai è a livelli da Repubblica di Weimar. Aiutateci. Ciò che temo ma non oso dire agli amici è questo: la crisi della giunta è conclamata, ma questa situazione paradossalmente potrebbe durare per anni (basti pensare alla vicenda israelo-palestinese).

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