Caro direttore,
come sempre grazie per l’ospitalità e la possibilità di far conoscere al mondo la situazione birmana. Quando anche altri parleranno di noi?

Purtroppo non ho buone notizie, anzi sono drammatiche quelle che provengono dallo stato di Sagaing, poco lontano da Mandalay. I cattivi sono sempre più cattivi e il popolo è sempre più affranto, direi depresso. Gli atti di violenza e sopraffazione continuano e, se possibile, s’inaspriscono. Ovunque.



A Rangoon come nelle periferie. Anche circolare per Rangoon continua a rimanere rischioso. Non più tardi di ieri ho visto sparare su passanti. Purtroppo qui non “Piovono polpette” come nei vostri/nostri film: qua piovono pallottole. Poteva toccare a me. Arresti e uccisioni sono frequenti anche per motivi futili, al solo scopo di manifestare l’arroganza del potere. Ma il dramma di questi ultimi tempi riguarda lo stato di Sagaing.



Questa regione è posta ad ovest di Mandalay da cui la separa solo l’Irrawady e si estende fino al confine indiano: è la porta di accesso all’India. È una zona prettamente agricola. Per le sue condizioni climatiche-idrografiche è uno dei granai della Birmania. Qua si produce l’80% della produzione di grano del Paese. Inoltre qui tutte le altre coltivazioni sono fiorenti: riso, tabacco, silvicoltura. Ai poveri contadini rimane ben poco del loro faticoso lavoro (la meccanizzazione è cosa rara).

Pensate che le chiatte che risalgono i fiumi non sono mosse da motori (il gasolio costa troppo) o animali da traino (come sui navigli milanesi al tempo della costruzione del Duomo), ma da esseri umani che, per sopportare quello sforzo sovrumano, usano il bettel (la droga locale a buon prezzo). Vale di più una vacca che un essere umano. A 30 anni sono uomini finiti. Comunque tutto ciò consentiva ai contadini finora un’alimentazione dignitosa. A causa dei rincari dei fertilizzanti e dei prezzi di vendita imposti, la situazione è nettamente peggiorata.



Sagaing è una delle roccaforti della resistenza. Qui nell’ultima settimana ci sono state scene drammatiche, degne di Apocalipse Now. Soldati che uccidono e se ne vanno cantando. Fare “terra bruciata” qua non è un modo di dire. È reale. I cattivi sono entrati in vari villaggi uccidendo, arrestando, incendiando le povere case, i raccolti e cantando se ne sono andati. I villaggi interessati sono Myaung, Salingyi, Wartan, Aung chan thar, MyaYek, Htan tan gyi, Yinmarbin, Moekaung, Tayawkyin, Innma, Myinmu ma temo che l’elenco possa allungarsi. Molti di questi villaggi mi risultano essere totalmente cattolici; questo non cambia molto, giusto per la cronaca. La popolazione è fuggita lasciandosi alle spalle le case e i raccolti bruciati. Chi poteva. I vecchi e gli ammalati sono rimasti in quel paesaggio apocalittico. Questi eccidi nessuno li denuncia alla Corte internazionale di giustizia come per la ex Jugoslavia?

Io sono preoccupato per l’oggi ma anche per il domani. In questa situazione, cosa mangerà questa gente? Vista la guerra in Ucraina, questa gente, che poteva essere autosufficiente, ora come farà se il governo requisisce questi prodotti per venderli a migliori offerenti?

Ma c’è il dramma nel dramma: l’esodo. Sia chi rimaneva che chi fuggiva doveva fare i conti con la stagione monsonica. I vecchi e i malati si sono riparati sotto teli di fortuna. I giovani o chi aveva i mezzi (bici, moto, furgoncini) fuggiva facendo i conti con strade allagate. Conosco la situazione: mi vengono in mente scene da un altro film, La città della gioia, che descrive la vita di un pedalatore di risciò a Calcutta. Davvero i cristiani stanno dando prova di grande cuore sostenendo i poveri. La situazione è drammatica. Aiutateci.

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