Caro direttore,
anche la speranza che noi riponevamo nel coinvolgimento di Asean (Associazione nazioni del sud-est asiatico, ndr) è morta.

Ormai è chiaro che il comunicato di Jakarta di 15 giorni fa era una delle tante dichiarazioni di facciata che si sono susseguite dal 1° febbraio ad oggi. Ricordate quella del governo cinese dei primi giorni che diceva: “Noi non ne sapevamo niente”? C’est la meme. La dichiarazione di Jakarta è l’ennesimo modo per legittimarsi e guadagnare tempo. D’altronde negli stessi paesi Asean non vige una democrazia perfetta. Per cui come aspettarsi sostegno? Anzi! Dirò di più. Non mi stupirei se – visto il momento: Covid, situazione geopolitica internazionale con forti attriti Usa/Cina/Russia – anche altri eserciti di altri paesi dell’area non ne approfittassero per chiarire una volta per tutte chi comanda: nel singolo paese e nell’area. Con la benedizione della Cina.



Poi, acquisito il potere, il generale di turno ha una rendita di posizione da cui trattare. Pagherà dazio a Pechino ma il format è già fatto. Inutile scomodare Macchiavelli.

Insomma: un tempo c’era la “primavera di Praga”, più recentemente ci sono state le “primavere arabe”. Ora c’è la “primavera birmana”. Solo che le prime erano tese al raggiungimento della democrazia, ora al “go back”. In una delle mie prime lettere ti parlai del fatto che mi sembrava di partecipare al gioco dell’oca: dove se sbagli casella, torni a quella di partenza. Ma il nostro non è un videogioco, un’ipotesi o un incubo: è la realtà. Qui si è tornati per davvero al via. A 30 anni fa. Azzerata la democrazia, arrestata la leader capace di coagulare le opposizioni: in un colpo i generali hanno fatto… gioco, set, partita!



E non solo: ora i vicini ti guardano come possibile esempio. Capite? Da elemento foriero di tensioni a esempio da seguire. Gioco, set, partita!

Di fatto perciò nessuno di noi crede più a interventi Onu o democrazie occidentali. È subentrata la rassegnazione.

Per il resto la situazione rimane quella drammatica da 3 mesi a questa parte e tale rimarrà per sempre: i militari entrano nelle case, rubano ciò che c’è, confiscano motorini\auto nuove\cellulari non cinesi, poi picchiano per farsi dire dove sono i pochi oggetti di valore, violentano le donne… devo andare avanti?

Sacerdoti mi riferiscono di perquisizioni nelle chiese, sacrestie, seminari, come pure in monasteri buddisti.



Altri contatti mi riferiscono che in molti piccoli paesi sono state erette palizzate con tanto di ronda notturna per difendere gli abitanti da incursioni dell’esercito. Ma se i ribelli arrivano con i blindati, non c’è scampo. A tutto ciò aggiungo Covid e assenza di contanti.

Il Covid imperversa nella vicina India. Per ora non è arrivato a noi. Sarebbe un dramma nel dramma. Non abbiamo niente: neanche il paracetamolo (tachipirina, ndr).

I contanti sono un altro problema: le banche sono chiuse dal 1° febbraio. Come fare a comprare generi di prima necessità? La solidarietà è grande ma non infinita.

Pregate per noi.

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