Caro direttore,

è molto tempo che non vi scrivo. Sono consapevole che in questo tempo, altre e – per voi – ben più pressanti questioni vi assillano.

Le notizie dal Myanmar però sono tragiche. Sfruttando il fatto che l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale è concentrata sulle vicende ucraine, i militari hanno dato sfogo a tutto il male e a tutta la violenza di cui sono capaci. L’efferatezza delle azioni contro i Rohingya ora si è estesa a tutte le etnie, compresa quella dominante. Le ragioni della violenza non sono più razziali. La questione è tra chi vuole democrazia e libertà contro chi vuole mantenere i privilegi della casta militare.



Innumerevoli sono le violazioni dei diritti umani. Le cose più gravi sono i bombardamenti indiscriminati che hanno coinvolto abitazioni civili ed edifici di culto di tutte le religioni. Numerose le chiese bombardate. L’elenco è lungo, ma vi segnalo che anche varie missioni del Pime sono state colpite. Come a dire: noi non ci facciamo grossi problemi, a chi tocca… tocca! Vige la legge del più forte.



I bombardamenti indiscriminati però indicano, come più volte scritto, l’impossibilità a penetrare e controllare il territorio. Molte restano le aree off limits per l’esercito. Il punto è che questa situazione può durare in eterno, in una sorta di stallo permanente, ma con costi umani e sociali drammatici. La situazione sanitaria, se possibile, è ulteriormente peggiorata. Non ci sono farmaci, gli ospedali sono fermi. Il Covid imperversa, attuando sulla popolazione una selezione darwiniana. Anche la situazione alimentare è drammatica e per un paese dove si fanno 4 raccolti all’anno di riso, è paradossale. Non era mai accaduto, neanche negli anni più bui. Internet e le linee telefoniche funzionano a singhiozzo. Lo stesso dicasi per la fornitura di energia elettrica.



La magistratura è totalmente assoggettata ai militari e gli avvocati difensori non possono svolgere il loro lavoro: altri otto giovani sono stati condannati a morte e continuano i processi farsa nei confronti di Aung San Suu Kyi e i suoi collaboratori. Il tutto mentre i servizi segreti procedono con arresti indiscriminati, al fine di creare un clima di terrore fra la gente. Mi pare che tutto ciò basti per descrivere la situazione, ma potrei proseguire.

Il punto è che l’opposizione al regime è sempre fortissima, ma non è in grado da sola di sovvertire l’esito di questa guerra civile. Manca l’appoggio diplomatico dei paesi democratici. L’opinione pubblica occidentale è comprensibilmente catalizzata dalle vicende in Ucraina. Ripeto: è comprensibile, ma – per quanto ci è dato vedere – in Ucraina ci sono centinaia di reporter e i vostri notiziari parlano solo di questo. Il dramma del nostro paese non fa invece notizia.

Insomma, i golpisti, prima sfruttando il Covid e ora il conflitto russo-ucraino, godono di un silenzio mediatico che li tranquillizza. A ciò si aggiunga che gli interventi dell’Onu e dell’Asean sono le trite dichiarazioni d’uso in questi casi. In questi tempi e con questo clima, non c’è bisogno di creare nuovi elementi di tensione nello scacchiere mondiale e soprattutto non conviene disturbare la Cina, facendola passare da una posizione “attendista” a una posizione filo-russa. Ora più che mai, è vietato infastidire il Nuovo Grande Timoniere.

Fatto sta che il dramma di questo paese non interessa a nessuno. Questo accade per la verità anche per Haiti, l’Etiopia e altri paesi dove le forze del male in questo momento hanno mano libera.

Un lettore dal Myanmar

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