Caro direttore,
dopo molto tempo torno a chiederti ospitalità. È passato tempo dal nostro ultimo contatto e per l’amicizia che ci lega desideravo dirti che io e famiglia, per quanto è possibile, stiamo bene. Non altrettanto si può dire per la Birmania. Purtroppo per l’ennesima volta non ho belle novità da raccontarti.
La novità, pessima, è che la nostra già drammatica situazione è ora aggravata da una stagione monsonica particolarmente pesante: ha già prodotto tifoni devastanti con morti e distruzioni. Il punto è che siamo solo all’inizio della stagione: altri ne sono previsti. L’ultimo è stato drammatico. Immaginate cosa voglia dire per un Paese già allo stremo tutto questo! Anche “soltanto” da un punto di vista igienico-sanitario: significa il disastro. Per non parlare delle distruzioni di tanti piccoli villaggi di capanne nelle campagne o nei sobborghi delle grandi città. Insomma i tifoni hanno completato l’opera iniziata dai militari. La povera gente che viveva in capanne e aveva già poco, ora non ha più nulla. Quadro apocalittico, da “Day after”. Solo che questo non è un film.
Un piccolo esempio che non riguarda le campagne: il conduttore di risciò che ho “adottato” era riuscito a motorizzare il suo mezzo ma gli è stato requisito dai militari, così è tornato a quello a pedale. Immaginate cosa significhi pedalare con persone a bordo su strade sconnesse con mezzo metro (o più!) di acqua! Una fatica enorme. Mastica bettel (la droga locale) tutto il giorno per darsi forza e non sentire i morsi della fame. Mi attende pazientemente ogni mattina sotto casa, lo vedo dal balcone, sperando che io abbia bisogno di lui. Ormai i clienti sono rari. Così lo faccio entrare, gli offro la colazione e lui attende pazientemente che io gli dica dove andare. A volte mi invento anche “commissioni” per potergli dare qualcosa senza farlo sentire a disagio.
La situazione politica e militare è quella che conoscete e vi descrivo da mesi. Se scendessimo nel dettaglio potrei fare il nome di decine di villaggi e paesini dove vi sono state nuove incursioni dei militari, risposte della resistenza e nuove rappresaglie. Sarebbe un elenco di località, me ne sono reso conto, che poco dicono in Italia. Le zone interessate sono sempre quelle fuori dai grossi centri abitati, nelle regioni di Sagaing e in tutte gli altri stati periferici. Senza alcun rispetto neanche per luoghi sacri, un tempo ritenuti “sicuri”. Anche qui l’elenco sarebbe lungo (specie nella diocesi di Mandalay che comprende anche lo stato di Sagaing).
La popolazione è totalmente contro i militari, molti si sono arruolati nella resistenza, ma io temo che i vertici di queste forze paramilitari (i “Signori della guerra”) abbiano interesse a che questa situazione di stallo prosegua. Questo consente loro di lucrare sul contrabbando di materie prime. Già tempo fa descrivevo questa situazione con l’immagine dei “ladri di Pisa” che di giorno litigano e di notte vanno a rubare insieme. Spero di essere cattivo profeta.
La povertà, se possibile, è ovviamente cresciuta. La solidarietà è tanta ma i mezzi sono scarsi. La Chiesa cattolica si prodiga insieme alle altre religioni ma poco può fare. È comunque una grande opera di testimonianza. Continua il silenzio della stampa mondiale e l’intervento diplomatico è sterile. Ora pro nobis.
Un lettore dal Myanmar
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