Caro direttore,
approfitto della vostra ospitalità per aggiornarvi sulla situazione birmana.
Il dato che più mi preme evidenziare è che la strategia dei militari basata sul terrore e sul fare – letteralmente – “terra bruciata” si stia concentrando su aree abitate dai cristiani e in particolare cattolici. È noto il loro odio verso islam e cristianesimo, perché religioni “straniere”. Nel caso dell’islam però, per timore di ritorsioni politiche e commerciali da parte degli Stati arabi, è molto meno accentuato. Nel silenzio generale, invece, nei confronti dei cristiani c’è un accanimento pesante. A ragione, già secoli fa, un grande chiamava la Chiesa “La Straniera”. Faccio qualche esempio.
Nello stato Kayah (Est del Paese) numerose chiese sono state incendiate, in altre sono stati compiuti atti sacrileghi. Il fatto più feroce risale ormai alla notte del Natale scorso quando l’esercito ha interrotto la funzione natalizia nel villaggio di Hpruso arrestando e bruciando vivi numerosi fedeli. Da allora gli incendi delle chiese e dei villaggi della regione si sono moltiplicati. Il risultato è che le popolazioni si sono rifugiate nella giungla e nelle campagne portando via solo ciò che i poveri mezzi di trasporto consentivano. Nella stagione delle piogge questo è stato ancora più drammatico.
Anche il realizzare abitazioni di fortuna, in queste condizioni, è drammatico. La locale diocesi di Loikaw è retta provvisoriamente da un amministratore apostolico poiché il vescovo è deceduto. Questi, davanti alla circostanza, si è dimostrato un grande pastore: ha organizzato gruppi di sacerdoti che girano per le campagne celebrando la Messa e portando conforto e generi di prima necessità. È però vietato portare medicinali! Quest’ultimo elemento rende la situazione sanitaria ancor più tragica di quanto già non sarebbe in condizioni “normali”.
Lo stesso dicasi nello stato di Sagaing nella zona vicino a Mandalay (centro del Paese) dove analogamente si perpetua la tecnica della “terra bruciata”. Recentemente vari villaggi (Chan Thar, township di Sagaing) hanno avuto medesima sorte. I militari dopo aver ucciso e bruciato case, capanne e raccolto hanno scritto sui muri “Siete stranieri. Andatevene o vi uccideremo tutti”.
Il “siete stranieri” in questo caso è riferito a due aspetti. Non solo perché gli abitanti praticano la religione cattolica ma anche a un altro fatto, ai più sconosciuto. Quando i primi missionari giunsero in Birmania, scoprirono con non poca sorpresa che in alcune zone la popolazione era già cattolica. I primi evangelizzatori infatti furono i commercianti armeni (primo popolo interamente convertito al cristianesimo) che sulla via della seta entravano in Birmania. Ma, fatto ancor più curioso: furono i pirati portoghesi a diffondere il cristianesimo (specie nella zona di Sagain e Mandalay). La dinamica è quanto di più evangelico si possa immaginare. Alcuni pirati portoghesi vennero catturati e, per evitare che scappassero organizzando una fuga in massa, vennero letteralmente “mandati a due a due nei villaggi dell’interno”. Lì ricrearono in nuce delle piccole realtà portoghesi, compresa la fede in Cristo. A distanza di 600 anni vi sono villaggi dove i tratti somatici evidenziano ancora questa lontana appartenenza genetica europea e la loro fede è ben salda.
In ogni caso gli interventi militari creano terrore. Molti – soprattutto giovani – abbandonano le terre. In molti casi non riescono neanche a venderle perché i titoli di proprietà spesso sono solo basati sulla memoria storica e anche i documenti personali sono cosa rara. Così, avidi commercianti cinesi comprano a man bassa i terreni per quattro spiccioli. Di qui a poco, la Birmania sarà non solo politicamente ma nei fatti territorio cinese.
Un dato mi pare ormai certo. La situazione è cristallizzata e non cambierà per rivolte interne. Anche i capi delle milizie etniche regionali (oltre alla giunta militare) hanno tutta la convenienza a perpetuare lo status quo. È una guerra guerreggiata dove ci si spartisce la torta e si fa finta di litigare. Solo un’implosione interna (stile crollo del muro di Berlino) può risolvere la cosa. L’assenza di presa di posizione dei global makers e dei media internazionali garantisce ai generali una tranquilla transizione verso una “nuova normalità”. A quando un sussulto? Perché questo silenzio? Dio non voglia che le coscienze occidentali si destino solo davanti a martiri religiosi o laici, alla maniera di Jan Palach.
Un lettore dal Myanmar
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