Caro direttore,
non saprei da dove iniziare tante sono le drammaticità di cui dovrei raccontarti.
C’è la fame. Gente già sotto alimentata (riso, più poco altro) si trova oggi alla fame: non ci sono soldi.
Poi il Covid: quello che temevamo è accaduto. Da India e Bangladesh il virus è passato a noi. C’è una terza ondata. In questo stato di caos le misure di protezione predisposte dal governo di Aung San Suu Kyi sono saltate. Il virus è arrivato nelle grandi città. Come ti ho scritto più volte: non immaginatevi di avere report governativi veritieri sulla situazione. Non lo fecero neanche davanti a un evento naturale, imprevedibile ed esterno come lo tsunami! Negarono anche l’evidenza delle foto.
La verità è che non abbiamo difese. I morti sono a migliaia. Possiamo solo lavarci spesso le mani e usare le mascherine (ma chi guadagna 1 euro al giorno può spendere soldi per comprare mascherine? vedo in giro mascherine che sono più vecchie del mio divano). A ciò si aggiunge una certa ritrosia (chissà a cosa dovuta!) a fidarci dei vaccini cinesi. Ancorché destinati a un numero chiuso, anche se fosse… la gente non li vuole.
Gli ospedali statali di fatto sono chiusi. I dispensari della Caritas hanno pochi farmaci. Funzionano solo quelli dell’esercito. Ergo, tutto è nelle mani di Dio.
Poi c’è la guerra. Tutti ci stiamo attrezzando per recuperare mezzi di primo soccorso per quando ci sarà la battaglia finale. Nascondiamo tutto in posti sicuri. Ormai è deciso che ci sarà. O voi fate qualcosa o si va alla battaglia finale. Noi non ci stiamo ad essere un altro Tibet o Corea del Nord. Ho girato il mondo ma non mi è mai capitato di vivere in un paese che desidera la guerra.
Nelle periferie delle grandi città (Rangoon e Mandalay) ci sono stati scontri. Non è ancora il D-day. Semplicemente i ribelli, i cattivi stanno cercando di non dare tregua. Non è necessario studiare Von Clausewitz e Ho Chi Minh per capire che – sapendo che ci sarà il D-day – cercano di non dar tregua e di stanare i rivoltosi. Per esempio, alla periferia di Mandalay, qualche spia ha fatto nomi, così ieri dalle 7 alle 11 di mattina ci sono stati scontri dove i ribelli hanno messo in campo carri armati e 4 elicotteri da combattimento. Con due obiettivi: arrestare quanti più giovani possibili, spaventare la gente circa la loro capacità militare. Alcuni ragazzi sono stati isolati e arrestati e 2 cattivi sono morti (un colonnello e un capitano).
Ormai i giovani sono tutti alla macchia: nella giungla, sulle montagne o in rifugi sicuri. Non ne vedo più in giro. Molti sono andati a fare addestramento sulle montagne e sono tornati, altri stano andando. Anche le piccole città si sono organizzate con piccole azioni di guerriglia. C’è in giro un odio che non potrà essere sanato e/o riconciliato. Lo slogan che circola dice “Il debito di sangue non si discute, non c’è possibilità di riconciliazione”. Troppe volte abbiamo visto e vediamo le teste dei nostri ragazzi aperte, vediamo il loro cervello uscire dal cranio. Sono esecuzioni da parte di un esercito che invece dovrebbe difendere il popolo di cui è espressione. Così non è giusto. Ciao.
(Un lettore dal Myanmar)
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