Caro direttore,

non so da dove cominciare, qui in Myanmar ogni giorno è peggio.

La notte scorsa è stata terribile. Il quartiere Sanchaung, a Rangoon, è stato circondato dall’esercito con l’obiettivo di arrestare i giovani che si trovavano in alcuni edifici. È stata un’operazione massiccia, con spari, granate assordanti, gas e quant’altro. La gente del quartiere e di tutta la città è scesa in strada allo scopo di fermare i soldati, guadagnare tempo e dare la possibilità ai ragazzi di scappare. Tutti hanno aperto le loro case ai ragazzi per aiutarli a fuggire. Sono subito intervenute anche le ambasciate straniere e l’Onu con dichiarazioni affinché i ragazzi circondati potessero uscire. Alle tre l’assedio è terminato, ma 50 giovani sono stati arrestati.



Anche a Mandalay e in altre città ci sono stati morti. Solo dalle città di confine, dove vive una forte presenza di minoranze etniche, non giungono notizie di uccisioni. Si registrano grandi manifestazioni, ma le milizie etniche scortano i dimostranti e la polizia non osa sparare, perché è stata avvertita che in tal caso si risponderà al fuoco.



Sono stati chiusi alcuni giornali, ormai arrestano anche i giornalisti, anzi, gli arresti sono indiscriminati. La gente viene picchiata duramente. La polizia (ma spesso sono soldati travestiti da poliziotti) entra nelle case, picchia gli occupanti, ruba quello che trova e distrugge quanto non si può prendere, come auto e motorini. Ogni quartiere o isolato ha organizzato turni di guardia per avvertire con le pentole l’arrivo della polizia. La realtà è che nessuno riesce a dormire: un tempo ci si doveva difendere dai ladri, ora dalla polizia! Vero è che alcuni poliziotti hanno disertato, ma la maggioranza non ha il coraggio di compiere un gesto del genere.



I poliziotti hanno addirittura prelevato il tesoro dei templi buddisti e confiscato le casse delle fondazioni sociali. E’ stata reintrodotta la legge in base alla quale ogni cittadino può dormire solo a casa sua e non può ospitare estranei. In una situazione di caos come questa la conta dei morti, degli arresti e degli “scomparsi” è lunghissima, sempre provvisoria e incerta.

Commuove però la solidarietà di gente tanto povera verso le famiglie dei morti o degli arrestati. E pensare che ormai manca anche il denaro contante, visto che dal 4 febbraio sono chiuse tutte le banche e i bancomat. Ci si aiuta scambiando riso, verdure, carne e pesce. Anche gli attori contribuiscono e partecipano a un fondo di solidarietà che dà sostegno a chi è stato licenziato dal comprato pubblico (ministeri, polizia…) e alle famiglie delle persone uccise. Il boicottaggio dei negozi di Stato, direttamente o indirettamente di proprietà dei generali, è ormai un dato di fatto, così come quello dei negozi o dei prodotti cinesi. I cinesi infatti vengono ritenuti i mandanti del golpe.

La situazione sanitaria è drammatica, ma non sarà questo a fermare la gente, che è disposta a morire in una sorta di battaglia finale tra bene e male pur di non tornare a vivere 30 anni di schiavitù e terrore. Io la chiamo Armageddon, ma qui non sanno cosa vuol dire. Sono soprattutto gli adulti quelli disposti a tutto, perché sanno che non potrebbero aspettare altri 30 anni: parlano anche di incendiare gli oleodotti che portano il petrolio in Cina. I monaci, invece, sull’esempio dei bonzi al tempo della guerra del Vietnam, pensano a gesti come quello di Jan Palach.

Negli ospedali non c’è più posto, né ci sono medicine. I vaccini acquistati dall’India sono spariti, quei pochi che hanno fatto il primo vaccino certamente non faranno il secondo e per gli altri… che Dio ci aiuti. Il Covid farà una strage.

La gente però non ha paura. Non resta altra scelta: o una morte eroica o la schiavitù. Speriamo che di fronte alla brutalità la comunità internazionale intervenga al più presto.

(Un lettore dal Myanmar)

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