Avrà anche la querela facile, l’onorevole Gianfranco Rotondi, ma col vecchio Cappa e Il Sussidiario deve stare buono buono: un anno fa, quando nemmeno si parlava di elezioni anticipate, su questo giornale scrivemmo che Rotondi aveva ceduto lo scudo crociato a Giorgia Meloni (ceduto in senso politico, si intende). Traffico telefonico di uffici stampa, richieste di rettifica e diffide varie. Risultato: tre mesi dopo, a camere scolte, la Dc di Rotondi era con la Meloni.
Adesso succedono cose che voi umani non potete immaginare, e che solo i democristiani possono capire: sono nati tre partiti che rivendicano l’eredità della Dc (l’ultimo ieri ha eletto addirittura Totò Cuffaro segretario) e Rotondi li ha denunciati tutti e tre, esibendo il certificato araldico che fa di lui il re dei democristiani. E magari avrà pure ragione, il povero Rotondi: di cause ne ha fatte molte, vincerà pure questa.
Ma possibile che Rotondi stesso non riesca a capire il vero nocciolo della faccenda? Del suo scudo crociato non importa niente a nessuno, il problema è quello che va dicendo lui della Meloni.
“Sarà la nuova Merkel” spiega all’immancabile giornalista che raccoglie il suo pensiero. Si capisce che gli ultimi Dc rimasti in circolazione si mettano storti e cerchino di evitare questo abbraccio. Poverini loro, però. Il vecchio Cappa sa come gira il mondo, e perché il simpatico Rotondi stia in parlamento da sette legislature. Oggi è deputato di Avellino, ma per molti anni lo è stato di Milano, dove Cappa conosce bene uomini e cose. Rotondi era tra i pochissimi politici milanesi ammessi nei circoli più esclusivi della città, accompagnato da esponenti di quelli che un tempo si chiamavano poteri forti.
Gli amici di Rotondi infatti sono le lobbies dei proprietari di case, gli ultimi banchieri democristiani, potenti concessionari autostradali come Vito Bonsignore, nella cui casa torinese alle Mandrie – vicino a Villa Agnelli – Rotondi era già di casa con Rocco Buttiglione. E a questi signori interessa la Meloni, non lo scudo crociato, né Rotondi. Si rassegnino gli ultimi democristiani, l’irpino-milanese la avrà vinta facile. Dopodiché non rinascerà nessuna Dc, e forse è un bene per tutti.
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