La tutela della salute collettiva e la difesa dell’integrità psico-fisica dei lavoratori sono diritti inviolabili garantiti dalla Costituzione e il perseguirne la realizzazione è l’obiettivo primario per il quale il sindacato, la Cisl, si è sempre spesa in prima linea. Per questo il pieno sostegno alla campagna vaccinale è arrivato forte e chiaro, sui tavoli di intesa con il Governo e le associazioni datoriali, nelle aziende che si sono rese disponibili a costituire hub vaccinali aggiuntivi a quelli della sanità pubblica. Ma da questo al ritenere che occorra porre un vincolo di accesso mediante il green pass nei luoghi di lavoro creando inutili discriminazioni tra le lavoratrici e i lavoratori, questo non può trovarci d’accordo. 



L’accesso al posto di lavoro non è una scelta che il singolo lavoratore pone in essere decidendo liberamente di recarsi, o meno, in un contesto di eventuale assembramento. Inoltre, non si possono trascurare tutti coloro che per ragioni di salute non possono vaccinarsi. Le garanzie di tutela nei posti di lavoro si devono rendere agite mediante interventi adeguati di prevenzione e protezione, agendo sugli strumenti gestionali e organizzativi che durante i mesi più duri della pandemia hanno dato prova di essere le risposte più adeguate. 



Le tutele collettive non si realizzano negando i diritti individuali dei singoli. L’appello ai datori di lavoro che in queste ore facciamo è di tornare a condividere un percorso di interventi e misure volte all’incentivare la ripresa e la produzione operando un contrasto netto alla diffusione del virus, promuovendo la vaccinazione nei luoghi di lavoro che a oggi non ha dato risultati numerici come ci si aspettava. 

Questo è il compito che come parti sociali abbiamo, non altro; nessun ruolo di controllori, ma di facilitatori delle tutele per tutti.

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