“Qui esiste un detto: non c’è cosa che non sia già successa sotto il sole dell’Africa”. Andrea lavora in Sudafrica, a Cape Town, da molti anni. Con lui abbiamo parlato della nuova emergenza creata a livello mondiale dalla variante Omicron del Coronavirus, scoperta dalla dottoressa sudafricana Angelique Coetzee, presidente nazionale dei medici. “La variante dà sintomi lievi – stanchezza, mal di testa, raffreddore, prurito in gola – ma non ha fatto ricoverare nessuno. Questa reazione nel mondo non ha alcun senso” ha detto Coetzee. “Non siamo in Europa” ci spiega Andrea, “ci sono cose più gravi a cui pensare”.



Alcuni dati. Sudafrica: 2.963.679 casi da inizio pandemia, 41.457 casi negli ultimi 28 giorni, 89.822 decessi totali, 900 negli ultimi 28 giorni; 25.448.767 dosi di vaccino somministrate, 2.961.878 negli ultimi 28 giorni. Italia: 5.015.790 casi totali, 241.007 negli ultimi 28 giorni, 133.739 decessi totali, 1.619 negli ultimi 28 giorni; 95.984.088 dosi somministrate, 6.079.125 negli ultimi 28 giorni. 59,55 milioni di abitanti l’Italia; 59,31 milioni il Sudafrica, secondo la Banca Mondiale (2020).



Com’è la situazione a Cape Town?

Non sono preoccupato, e neppure le persone che stanno intorno a me. La variante Omicron, ma anche lo stesso Covid, è qualcosa che si aggiunge ai problemi più gravi che già ci sono.

Che cosa intende?

C’è ancora un alto livello di povertà, in molti faticano ancora a portare il cibo in tavola, per capirci.

Come vi proteggete dal Covid?

La mascherina è obbligatoria, la portano tutti, bianchi e neri. Le vaccinazioni proseguono in modo positivo, però ci sono ancora molte persone che non vogliono farsi vaccinare, per motivi differenti. Rispetto all’Italia, tutto è vissuto in modo più libero.



La vaccinazione è obbligatoria?

No, e neppure il green pass. Se vai in un ristorante o in un pub non devi mostrare nulla, ti prendono la temperatura e se sei ok, entri, sanifichi le mani, ti siedi e togli la mascherina.

L’assenza del green pass ha avuto pesanti ripercussioni sull’aumento dei contagi?

No, nessuna. Ci sono altre restrizioni, come il coprifuoco, che vige ormai da 600 giorni, ma in modo elastico: alle 22, 23, talvolta a mezzanotte si chiude. In passato è stata bandita la vendita di alcol per evitare assembramenti sociali e la violenza domestica. Ad oggi la vendita è legale ma i locali chiudono prima. In ogni caso il green pass qui non funzionerebbe.

Perché?

Perché sarebbe impossibile controllarlo. C’è una stratificazione sociale forte, ci sono differenze profonde. Restrizioni possibili per qualcuno sarebbero inconcepibili per il suo vicino.

La principale misura varata dal governo? 

Dei lockdown fatti per lo più in maniera intelligente, soprattutto all’inizio della pandemia. Hanno frenato i contagi e sono ancora in vigore. Ad esempio, va a lavorare solo che deve stare a contatto col pubblico. Adesso però le università dicono agli studenti di vaccinarsi per tornare nei campus.

E i giovani come rispondono?

Sono restii a fare la puntura. La sera li si incontra nei pub, senza mascherina. Sconteranno il lockdown a livello psicologico, perché limita la loro libertà di contatto e di espressione.

Chi ha colpito di più il Covid?

Gli anziani, soprattutto quelli che avevano più patologie.

La Coetzee ha definito l’allarme suscitato nel mondo “eccessivo”, la reazione, a fronte di sintomi lievi e di pazienti tutti guariti, “sproporzionata”. 

È stata sproporzionata anche qui, sono stati subito bloccati i voli da e per il Sudafrica, ma da quello che leggo non è stato fatto un vero apprezzamento scientifico del lavoro. In ogni caso, siamo rimasti al livello 1 su 5 in termini di allarme e di contromisure. La gente va a lavorare, usa la mascherina, c’è il coprifuoco e stop.

Ha notizie degli effetti della variante su persone non vaccinate?

No, perché è ancora presto per valutarla. I sintomi sono leggeri e differenti da quelli delle altre varianti.

Come vede invece dal suo punto di osservazione la situazione italiana ed europea?

Mi sembra di capire che gioca un fattore culturale importante, l’essere esposti a qualcosa di nuovo, di intenso, di cui si ha paura perché non controllabile. E poi non c’è spazio.

Che significa?

La densità in Europa è alta, le case sono piccole, i luoghi più angusti. Il Sudafrica è tre volte l’Italia.

Lei si è vaccinato?

Sì, ho preferito farlo anche se al lavoro nessuno mi ha posto il problema. Mi è arrivata solo una mail informativa.

In conseguenza di questa politica sanitaria, che qui sarebbe considerata lassista e irresponsabile, è sicuro che la situazione non sia peggiorata?

A quanto mi risulta la situazione è sotto controllo; direi che c’è la giusta dose di allarmismo, senza esagerare. Di sicuro c’è molta meno gente dell’anno scorso in terapia intensiva.

C’è preoccupazione rispetto ai contagi che possono venire dagli Stati circostanti?

Ci sono più controlli, questo sì. Conosco una persona molto anziana che ha avuto parecchi problemi a tornare dalla Namibia al Capo. Ma il Covid non è la preoccupazione principale, ci sono cose più gravi a cui pensare.

Ad esempio?

Il principale fornitore sudafricano di energia elettrica vende energia all’estero e quando deve fare manutenzione stacca la corrente a determinati quartieri e città. Bisogna avere un generatore che funzioni. E poi, per molti, c’è la povertà. Da queste parti c’è un detto: non c’è cosa che non sia già successa sotto il sole dell’Africa.

E quindi anche il Covid. Come dire: le avete viste tutte.

Vada a vedere quanta gente qui muore di tubercolosi o di Hiv. Ho un amico medico italiano che ha lavorato al Red Cross War Memorial Children’s Hospital, è rimasto spiazzato dalla gravità di queste emergenze. C’è la pandemia di Covid? Forse niente sarà più come prima, come dicono, intanto però si va avanti.

(Federico Ferraù)

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