Fermiamoci. Il momento è adesso non domani. Inutile rimandare. La realtà quotidiana, quella del giorno dopo giorno, stona eccessivamente con i toni dell’attuale dialettica politica motivata dal fermento elettivo delle ultime ore pre-voto. Ma, ancora, anzi, ancor di più, assistere al vivere degli italiani sempre più in affanno poiché vittime di un’imperante e drammatica crisi energetica non può passare in secondo piano. Questo problema (oggi è “il problema”), senza nessune scuse o motivazioni di sorta, deve essere arginato. Non importa come, non importa con cosa, ma è obbligatoriamente e significativo il quando, cioè: subito.



Le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha colto questa vitale esigenza. Un’esigenza vera perché dettata dallo stato di urgenza che da troppo tempo sta caratterizzando la spesa del Paese Italia. A quando il prezzo calmierato per la fornitura del gas? Il decreto ministeriale sarà firmato «la settimana prossima spero, dopo le elezioni» (fonte Ansa). Uno scenario che non può essere rimandabile sia a livello nazionale che oltre i confini della penisola. Infatti, sempre il Ministro Cingolani nei giorni scorsi (rif. intervista a Il Messaggero) aveva rasserenato il clima in materia di tetto sul prezzo del gas: se non ci sarà un intervento in sede europea «andiamo da soli». E questo “andare” è diventato prioritario. Esistenziale.



Le innumerevoli scene televisive (e non solo) che vedono i cittadini riportare alla luce il loro fardello di spesa energetica è aberrante. Inusuale. Ingiusto. Sì, ingiusto come l’effettiva realtà dei fatti che, scaricando la colpa agli “speculatori” che se ne approfittano sul cosiddetto mercato olandese (rif. TTF Natural gas), disseminando inermi vittime che trovano i loro epitaffi nei fogli colorati e identificativi di una bolletta da pagare. Anzi, meglio rettificare, non è corretto “da pagare”, bensì “impossibile da pagare”. Rincari non più limitati ad un ammontare doppio rispetto ad un anno fa. Oggi, vedersi addebitare il doppio è un privilegio. Le cifre sono altre: somme lievitate di tre, quattro, talvolta cinque volte. Un susseguirsi di record nel territorio del peggio.



Giunge spontaneo il quesito: ma la speculazione di cui tanto si parla è proprio lei ad essere l’artefice di questo insuccesso? I numeri (sempre loro) inficerebbe questa tesi fin troppo sbandierata ai quattro venti.

È assolutamente vero, reale, come le quotazioni del temuto Gas di Amsterdam abbiano registrato livelli impensabili nel corso di questi ultimi anni. Dai 22 euro al MWh di gennaio 2019 si è passati ai più modesti valori inferiori ai 4 euro del maggio 2020. Successivamente, l’incremento è stato inarrestabile fino a giungere prima a 19 euro (dicembre 2020) per poi decuplicarsi a 180 euro in un solo anno (dicembre 2021). E nel 2022? Subito un deciso ridimensionamento inferiore a quota 80 euro (prima parte di febbraio) per, ancora, registrare inevitabilmente (causa il conflitto Russia-Ucraina) l’inizio di rialzi monstre con livelli di prezzo oltre i 330 euro di un mese fa. Oggi? Il gas naturale viene scambiato in area 200.

È naturale osservare come in questo intero arco temporale le ripercussioni (in bolletta) del costo energetico si sia riscontrato solo in questo ultimo periodo. Di fatto, nonostante l’innegabile volatilità del prezzo della materia prima, la voce effettiva di spesa (rif. “spesa per materia gas”) in capo a un consumatore domestico in regime di tutela ha visto una progressione avanzare dai 36,86 euro del terzo trimestre 2021 fino a giungere a 58,62 (fine 2021), poi proseguire costante a 96,64 (I trim. 2022), a 94,99 (II trim. 2022) e concludere a 114 (dato non definitivo) per il trimestre in corso.

ARERA 2

Raffrontando il mercato olandese così tanto oggetto di speculazione e quanto effettivamente addebitato al consumatore finale, le differenze che emergono non lasciano scampo a una sola possibile interpretazione: siamo di fronte a una speculazione sulla speculazione. Nulla di più.

Motivazioni alla base di questa deriva? Inutile chiederlo. Inutile approfondire. Ora, quello che più importa è agire. Quell'”agire” che è stato chiesto molte volte ai detentori di potere decisionale, ma che, a conti fatti, non hanno mai concretamente risposto. Nel frattempo: le bollette sono tutte qui. Ordinate. Talvolta già aperte, talvolta ancora imbustate, ma – tutte – da pagare.

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